Via Consolare - anno I - n. 7-8 - giugno-luglio 1940

Il - SUPPLEMENTO GRIGIOVERDE al numero 7 I del giugno XVIII ' I L a cura del Guf di 11orimco nio e sald1alo Ci sono delle vecchie questicml che Si tirano per le lunghe, s~n- :aa che sia possibile venirne a capo. Esse, alla fine, si tramutano :m noioslss!ml pesi lega ti a1 piede che :.1 Impediscono di camminare spedit.amente. Questo captta agli individui, ma capita anche alle Nazioni. Fate U caso dei rapporti Italofrancesi prima del 1940. ESSI erano fondati su di un ~u!voco l'eso possibile dalla J.ngenuità !taliar,a, che pretendeva di constatare ne! fatti la cosildetta fraternità latina, e l'abilità volpina dei francesi che e! speculavano sopra. Marianna umJlliava gli italiaru Cibo si trovavano nel suoi territori, faceva a Tunisi lo sgambetto all'Italia, insult.ava il nostro onore mdlitare, soffocava li nostro giovane espansionismo armando negri e turchi, solievando le ambizioni smodate dei croati e dei serbi. Qualcuno da noi faceva il ,broncio ed allora, al di là dalla frontiera, una cornetta si levan per rappacificarlo, cantando fleb!ilmente l' <inno della nostra fraternità. Inutile ricordare che, nel 1870, nel 1914, e amebe nel settembre 1939, la cornetta veniva presto seguita da tutta una orchestra di tromboni. Ma non era detto che la ingenuità ltal:ana fosse senz'altro stupidità assoluta. Alle parole di ramJ)ogna di Garibaldi pei- la beffa di Turùsi, segui una Irritazione sempre più vasta e diffusa, specie fra U popolo minuto, fra l rimpatriati dalla terra di Francia, mentre il grido del FondazioneRuffilli- Forlì fraitelli di Nizza, di Corsica e de,lia Tunisia mantenevano sveglia ne,! cuor! la fiamma dell' lrredenù!smo. Fu cosi che, nonostamte la «fraternità>, -non fu mal possibile con la Francia quella amicizia politica che fu di volt.a in volta possibile invece con l' Inghilterra, con l'Austria, con la Gei mania e via dicendo. Mentre, infatti, 1 nostri rapporti con quelle Nazioni erano rapporù! da Stato a Stato, da popolo sovrano a popolo sovrano, la pol!ltica italo-francese conservava troppi lineamenti famlllari, troppe sfumature sentimentali, trapp! svenevoll tent,ativ,i di tenerezze per rlsultare saru1 e virile. Ln questa bonacciona aria di famiglia, la galilea arroganza Si era :na.turiaJme-nte ass'Un- ,ta la funzione di padron di casa lasclanldo a noi di scegliere fra Il contegno dell'umile pupillo o della serva a tutto fare. ~..;~,, X I Forli Il francese da V!Ulafranca (1859) in poi non aveva ancora capito che cosa era suc~o al suoi confini, che razza di popolo era nato; aveva qumdt molto meno capito le parole fatali che Mussolini dal '14 ad oggi era andato dicendo al nostro popolo. Res!sl vani i tentativi persuasivi, non e' era che un modo per cambiare le idee deli fran~es!. Il nostro vecchio manganello! Ld Francia si i fermata Pare che li vecchio strumento abbia funzionato a dovere anche stavolta; dal 21 al 24 glug111.o, 1n un'epica battagJia, le nostre truppe hanno completamente battuto un esercito ancora int.atto, di morale elevato. Hanno deflnitlvamerute e senza scuse battuto la Franc1:a., dimostraill.do che, fra l due popoll, noi eravamo e siamo lJ più gronde. L' eredità di Roma è nostra. Se domani la Francia ci terrà amcora a clùamarsi latina, sa ormad dove deve farsi fare le carte; sa ormai dove sta il capofam!gl!a, detto con la nostra parlata roma,gnola, l' arzdòr! illl primo conto è saldato. Ora i conti Il faremo con altra gente e saranno tanto chiari che non et sarà da discutere. Per noi anzi è già ch1:a.r!ssimo a chi toccherà Ja vlttoI'ia e con essa il dominio nel Mediterraneo e nel!' Oriente. A noi! A. R.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==