Via Consolare - anno I - n. 7-8 - giugno-luglio 1940

deve morire Tutti sulla stessa linea, oro che attende suoi animosi realizzatori I~O~IA\<6NOILA\ bile di poesia: in apparenza innocente e innocua, ma in reaUà guerriera ad oltranza. Contro la misembiLe e fratricid,a demagogia materialistica, la sal!da fede nella santità aeua vita attiva e serena, confortata aazia solidarietà degli operosi e degl'i o_nesti _neLLareligione della voLontà delLa razza, man1festantesi attraverso gli usi, il dialetto, le cerimonie, La poesia e il ca11,to: legami del sangue. Per cui l'istintiv.a ferocia dei cuori umani, suscitata da,lle insidiose lotte cosi dette politiche, veniva domata e tramut,a,t,a. in sentimento di speran;,a e incomprensione intuitiva verso ìd,eali più nobili di amore e di giustizia. E cosi erano rifioriti il culto della poesia popolare, quello della mustoa e quello delle aitre attività spirituali della gente romagnola. Si em giunti a riconoscere che non a caso i nostri vecchi avevano circondato genialmewte tutti gli atti deUa vita, anche quelli più umili, di un alone di poesia, ma ohe q1iesto avevano faUo per suggerimento divino: poesia dell'azione equivalendo a religione diella vita, per lottare cont.ro La materia e il male e vincerli, per proclamare che La vita sana e schietta è bella e degna di essere , i-issuta e cantata: poesia, canto e cerimonia mistica, pane dell'anima, più valevole e santo anche di queU'aitro delLa troppa materia. Se i trebbi furono agapi di amore e di poesia in seno alla bella natura e sotto La volta del nostro cielo romagnolo-italiano, l'istituzione delle Camerate dei canterini fu l'apera concreta di maggior sostanza e di maggior effìcieni!,a, che immaginare si possa. Fu la rivelazione di un montlo di sentimenti e di musicalità, che si credeva morto o vile, e in cambio era più vivo dei vivi, più nuovo dei nuovi, perchè costituito di essenza umana universale e tncaduoa. Oggi tutte le regioni d'It-alia hanno Camerate di Canterini, perché quelle di ortgtne romagnola erano a'ltChe e soprattutto italiane. Purtroppo, solo la Romagna, per contrarietà del destino, O!l!li vede cadere e perdersi ad una ad una tutte le sue Camerate. Non vorrò io qui tentare d1 ritrovar le ragioni di un tale ingiustificato decadimento; io non vorrò incitare a piangere, a deprecare, ad accusare. Io qui incito solo .a ricostruire e invito i giovani, ooloro che poss_ono, a mettersi all'opera, per il benP, di tutti noi " per queUo più grande della nostra Patria. Ricostruire non per i! passato, ma per il divenire, per la religione della nostra vita; per la difesa del nostro essere e delLa nostra felicità; per il rinnovamento del cara/Jtere, del colore e del valore dena nostra gente; cosi che sull'altare della Grande Patria anche la Romagna possa portare il suo serto di fiori suoi, i quali abbiano il profumo della terra nostra; non con l'orgoglio di ribeiii, ma con La dignità di chi ha cosci~nza dei propri sentimenti e delle proprie azioni. Questo è il seme che io afftdo fidente alla mia buona terra; e che prima di andarmene, se non altro, io possa vederne di nùovo la verde fronda rigogliosa. FondazioneRuffilli- Forlì ... e PAESI O' enmo da noi delle cannerate di canterini. Perché decadono ? Percllè la ;vena dei nostri poeti e dei nostri musici pare esaurita sicché il canzoniere dialettiale rimane quello di vent' anni fa, senza notevoli contributi nuovi ? Quando un dialetto è 11i.uscito a donare le opere peraette che ha dato il dialetto romagnolo, merita di essere difeso dagli imbastardimenti snobistici e da.i soffocamenti senza seru;o. E l' UDJica forma rdìfenderùo, senza f.a.re opera di reazione al giusto prevalere dell'italiano, è quello di adattarlo al mobivo letterario, di nobilizzarlo nel gusto, scegliendo naturalmente argomento e forma dallo spjrito della tradizione popolare. Ma e-' è un'opera più complessa da condurre, se si vuole che la Romagna non rimanga ancora cent' anni a stento una pezza di colore sulrarlecohinesco abito del folclore italiano e poi fimsca,, ma se si vuole che il suo cont~ibuto aJ.la nuova coscienm e alla :1uovn. cultura italiana sia attivo e propulsore. Si deve vastamente educare il popolo con un'opera assidua di iwvlcinamento ai problemi culturali, ccn un raffinamento del gusto poetico, con una giusta propaganda del l' bro. Cosi facendo l'intelligenza notevoll.ssima, li v.ivo senso politico della nootra gente romagnola si svilupperanno formando \llb livello comune di comprensione d~li alti fatti che viviamo, degno di una gente dalla tradizione millenaria e che si ricollega biologicamente al genuino ceppo !Inmano. Gli enti culturali, i dopolavoiro ed ora l' Istituto Nazionale di OUltura Fascista debbono preoccuparsi del problema del divendre della personalità romagnola. Sono problemi d.iflìc:ili e che non vanno affrontati provincia per provincia; ma con opportuni contatti tra provincie limitrofe. Sono nodi di problemi culturali, pratici, turistici. Non poo.sono risoLversl con iniziative spc,radiche e con riprese di costume e di superate tradizioni. Mantenendo fermo lo spirito, le forme mutano. Ma O'mlai, dalle spiagge dell'Adriatico alle terre d'Airica, verso il Tana su cui sorge la nuovissima iROmagna, si dovrebbe sapere quale sia l' indiscutibile spirito romagnolo, fatto di Cl/l'aggio, di generosità, di comprensione per i problemi della massa, anche se è un po' ingenuo, un po' prim.ilti- -.vo e ha bisogno di essere sorretto e di essere guidato. Fate. I giovani, che pure sono abituati a vedere !largo, vi seguiranno volerutieri su questQ tei::reno.

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