Via Consolare - anno I - n. 4 - marzo 1940

Questione di gust.o... Una volta, quando non c'era tutta la presente civiltà e non c'erano la radio ed il giornale stampato in ro• tocalco, i giovani che volevano affermarsi nella vaga repubblica delle lettere, cominciavano con lo scrivere una -poesiola smunta e patita oppure una timida novelletta. Oggi invece si comincia con una critica; bisogna cominciare demolendo o un autore od un'epoca artistica. Cosi almeno credono di dover fare certi giovani che desiderano arrivare troppo presto : non importa essere preparati sulla materia e sull'argomento in discussione : quello che importa è di parlare, parlare, fa. cendo sfoggio di una cultura superficiale e inesistente. Ora poi che il cinematografo è di moda e tante persone si preoccupano della sua rinascita, parecchi sono i giovanetti che di esso discutono. In « Libro e Moschetto > del- !' 8 marzo u. s. un tale Enzo Fassitelli, con un articoletto di poche righe cerca di abbattere, nientemeno! tutta l'attuale cinematografia francese : l'articolo s' intitola « Schermo e schifo» (solamente!). Ma le cose che il sunnominato Fassitelli afferma, sono talmente assurde che ci è venuto da disperare una volta di più di potere dare finalmente un gusto cinematografico al popolo italiano ; se infatti tutto il nostro popolo è al livello culturale del Fassitelli, noi entusiasti del cinema-arte possiamo dichiarare fallimento ..... Nel suo articolo l'autore vuole dimostrare l'immoralità della moderna cinematografia francese; ma purtroppo non riesce a dimostrare altro che di non aver capito assolutamente nulla dei film che ha visto. Eppure < Alba tragica • , « Dietro la facciata », «· Ragazze in pericolo >, sono film troppo belli per non essere capiti in tutti i loro pregi artistici ed umani. Basta pensare ad « Alba tragica •, -al rapido susseguirsi delle scene, a .vIA CONSOLARE FondazioneRuffilli Forlì come il regista ha saputo salvarsi dal frammentarismo, creando un'o• pera omogen~a e concludendo l'a• zione con un tocco di penetrante umanità (la sveglia che suona nella camera dove l' involontario assassino ha rivissuto il suo dramma e dove è morto dopo una notte di assedio). Se pure è vero che il film francese ha degli spunti pessimistici, non per questo si deve negare la sua artisticità. Quindi il film francese non fa a noi « schifo •, ma desta il desiderio di avere presto anche in Italia una cinematografia di livello artistico uguale a quella francese. Inoltre affibbiare al cinema francese degli scopi propagandistici, (e che tipo di propaganda gli vuole affibbiare il Fassitelli !) non è certo del nostro < stile ». Se noi dobbiamo svolgere una politica di rivendicazioni verso la Francia, non per questo bisogna disconoscere quello che di buono si fa in Francia! E ci pare che sarebbe utile qualche volte curare certe diarree letterarie ... Walter Ronchi Letteraaperta • Cara <Via», se la polemica è ancora aperta, e più che polemica direi mèglio scambio di vedute e e di idee, credo opportuno, anzi necessario, dire due parole anch' io. E spero che siano due parole sole. Dico spero perchè se dovessi dare la stura piena a quello che dovrei dire, per togliermi la parola ci vorrebbe un bavaglio e..... chi sa, forse non sarebbe bast;evole neppure questo. Si parla di arte, di teatro e di autori ; si grida il « dàgli addosso » agli autori nostri perchè non tirano fuori niente di nuovo e perchè i lavori drammatici messi in scena dicono poco. Ma..... si continua su questa falsariga senza che nè gli autori si preoccupino menomamente dei continui «crucifige», ne I capocomici si decidano a dare qualche cosa di veramente nuovo e valevole. Autori e capocomici: la solita catena a circolo vizioso ; gli autori che hanno un nome e spesso gravitano sulla rinomanza di questo nome, i capocomici che rappresentano, sovente senza neppure leggerli, copioni degli autori che hanno un nome, solo perchè sul cartellone il nome dell'autore conosciuto è una calamita. E· il pubblico ignaro legge il nome, va al teatro perchè il lavoro è di quell'autore, e spesso ne esce deluso e facendo a se stesso solenni promesse di non cascarci mai più. Cosl molto semplicemente, nasce la crisi teatrale. Ma vai un po' se ti riesce, tu che non hai un nome noto nel teatro, da un capocomico, e prova a mettargli in mano un tuo copione sul quale hai sofferto supponiamo tre o quattro mesi, pesando e limando le idee e le parole, nel quale hai messo un pezzo, sia pure piccolo, di te stesso (cosa che qualche volta manca nei.... nomi) e a chiedergli di rappresentarlo. Si possono a questo punto verificare tre casi. 1 O) Il capocomico ti fa dire che è occupatissimo, che non ti può ricevere, e che è inutile che tu ripassi perchè non riceve nessuno, 2°) Se per una qualunque grazia celeste il capocomico ti riceve, o ti dice che ha il repertorio completo e che non se ne può far niente, oppure ti prende il copione facendoti sapere con degnazione che lo leggerà appena possibile ma non in 23

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==