Via Consolare - anno I - n. 4 - marzo 1940

s E R al Il mare, stasera, è leggermente increstato e le onde che a bioccoli di schiuma giungono a frangersi contro la scogliera rispecchiano il chiaro di luna. Luca, disteso nella barca come dentro al suo letto, sogguarda il cielo dalle palpebre chine, e le costellazioni che s'accendono a migliaia contro il perlato notturno, gli appaiono fili tremanti di fuoco. Stasera Luca non ha voglia di pescare: reca in cuore una strana dolcezza che egli non sa definire ed è la nostalgia di cose mai viste, o forse dimenticate, riaffioranti da remote profondità. Uno di quei momenti di grazia in cui una lucciola sperduta nella brughiera lo farebbe piangere di tenerezza. Le stelle contemplate infinite volte nelle lunghissime veglie alla barra gli richiamano giorni di fanciullezza vissuta in una luce turchina d'acquario quasi che in quegli anni lontani perdurasse un'eterna primavera. Il ricordo si fa disperato : egli vede un verziere fiorito di rose, ragazze alle finestre, una fontana canterina sui pesci dal brivido rosso. Ed ecco un coro sfociare dal verde delle siepi e l'aria rimanda le voci squillanti sino alle VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì E A T A chiaro N di luna sassaie dei colli dove accestisce sereno l'ulivo. Uno sciame di donne compare a braccetto sulla strada e qualcuna ha in mano una ciocca d'erbe odorose. Una bambina con le trec;ce bionde porta in braccio un gran mazzo di rose scarlatte ed ansa e chiama qualcuno che le tolga quel peso ingombrante. Luca s'avvicina al richiamo, ma il profumo lo investe sin quasi a stordirlo. Quando riapre gli occhi si accorge d'aver sognato. La barca, lasciata a sè, naviga alla deriva e c'è davvero nell'aria un acuto sentore di rose carpito dal vent9 ai giardini di maggio. Luca respira con l'aria il buon ricordo e ascolta, venuto da chissà dove, un motivo di serenata. Dev'essere un iViolino poichè la voce piange con un tremore di creatura viva. Le note trinano il canto di passione poi si fermano a un tono più alto per ricadere adagio dolorose in accorata preghiera. Limpido come l'acqua sorgiva si modula il canto nell'anima di Luca ed egli si sorprende. in armonia con la calmissima notte. Uno strappo alla barra, la barca fila al largo ed il canto man mano s'affiochisce in lontananza. La luna mette bagliori di bianco sul mare e la vela, colmata dal vento, pare un' immensa farfalla notturna. Luca non ha voglia di pescare; gli piace di andare cosi verso un approdo qualunque, di lasciarsi cullare della barca sveltita sulle creste. Sogguarda ancora le stelle e vede che son calate a filo del- !' orizzonte. Le note del violino ora gli giungono solo ad intervalli quando un rabbuffo più forte le reca dalla terra frammista all'odor delle rose. Luca ripensa ad un'altra musica antica. Quanti anni sono trascorsi? Pochi o molti non importa, poichè egli. risale nel tempo con prodigiosa facilità. La bal'I)bina ha raccolto le trecce dietro la nuca e non tien più fra le braccia quel gran mazzo di rose scarlatte. E' un mattino ammansito tutto a fascie di nebbia sottile. Intorno c'è un sentore di campagna acerba e il parlottio rifranto da una vasca, I pescatori sul molo rammendano le reti, l'acqua sbattendo contro le pietre e gli scafi sembra re13

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