Via Consolare - anno I - n. 3 - febbraio 1940

successo veneziano, è un'opera solida e poetica che dà una reale misura de!Je possibilità che si possano riporre in una nuova energia. Noi ci rifiutiamo di ammettere, poi, che Alessandrini e Marcellini siano eccezioni, due casi sporadici ed isolati. Siamo fermamente convinti, al contro, che dietro questi altri attendono con non minor fede e fervore di affermarsi. Ed è proprio di quest'anno - a conferma di quanto diciamo - la consacrazicne alla regia di Baffico e di Soldati, registi fra i più giovani che hanno saputo. con « Terra di nessuno> e « Dora Nelson » dire la propria eloquente parola. Ed è appunto per la certezza che altre fone in potenza attendono di rilevarsi, che noi invitiamo i produttori a non guardare più con occhio diffidente ed incredulo le nuove energie e a non più chiudere a queste la porta con il solito, vieto ed antifascista ritorne!Jo : < ma voi non siete conosciuto ! •. Siano, invece, da questi benevolmente accolte e in special modo quelle che ~ attraverso il passo ridotto - hanno dato e danno prova palese delle loro capacità e possibilità. Sia una buona volta lanciato non solo da noi, ma anche dai produttori, e con piena convinzione, questo appello : < largo ai giovani •. Appello che non deve essere compreso come fede di nascita, presunzione ignorante, improvvisazione, strada già fatta, alti stipendi assicurati ed onori subito acquisiti. La parola d'ordine < largo ai giovani » è si un invito, un appello, ma rivolto solamente a coloro che hanno ingegno, idee sane, . costruttrici e fasciste. Ed è anche un programma e un ammonimento : non vi può essere conquista senza battaglia. E la battaglia che i giovani debbono vincere per riuscire. è questa : volere e sapere amalgamare al proprio entusiasmo. al propr!O amore caldo ed impulsivo per la settima arte, uno studio profondo di una tecnica ardua, difficile e com28 FondazioneRuffilli- Forlì plessa come quella cinematografica. Solamente così va e deve essere inteso l'appello. Non altrimenti. Se tutto questo si attuerà, se, cioè le nostre parole non rimarranno aride ed infeconde ; il cinema nostro ritornerà agli antichi fastigi, come al tempo della dannunziana «Cabiria•. Nelle mani dei giovani, ben organizzati e guidati, - invero - il cinematografo italiano può e deve fare molta strada. Guido Aristarco Cinemaborghese (chiacchierata con Guido Aristorco) La mia nota sul Cinema borghese, apparsa sul primo numero di < Via Consolare •, anche se non ha turbato - e non lo pretendeva - i sonni di pacifici signori interessati ali' ignoranza del pubblico per quanto riguarda le cose del cinema, ba attirato l'attenzione del camerata Guido Aristarco della « Voce di Mantova • il quale mi onora di saggi consigli e mi dedica una colonnina della sua vivace rubrica cinematografica. Guido Aristarco è un giovane intelligente e un critico avveduto, ma, per quel poco che lo conosco, mi dà l' idea di essere uno di quei giovani i quali, giunti ad una certa notorietà, e soprattutto arrivati alla responsabilità di una rubrica fissa su un giornale, si sentono in dovere di divenire un poco scettici e, rurei, troppo ponderati. Non è qnesta una colpa grave poichè ai giovani qualche volta la spregiudicatezza e l'entusiasmo giocano dei brutti scheni, tuttavia confesso che a me non piacciono i bambini vestiti da grandi, in abito da sera e cappello a cilindro. Così io sono lieto quando mi sento esuberante, poichè soltanto allora ho la misura di quel prezioso dono che è la gioventù. Direi quasi, per concludere questa chiaccherata preliminare, che comprendo e lodo quei giovani i quali, con ingenuità e franchezza, si slanciano contro porte sfondate. (Soltanto, s' intende, quando la ragione sia giusta). Ora io posso ammettere che le idee della prima parte della mia noterella non siano del tutto nuove - anche se non sono tenuto a leg-. gere il « Popolo di Brescia • - ma ciò non toglie che esse abbiano. una funzione e uno scopo. La prova migliore me la dà infatti lo stesso, Guido Aristarco il quale a un certopunto del suo articolo, e precisa-. mente quando si riferisce a quel passo dove io invocavo una mano. ferma e sicura che reggesse le sorti del cinema italiano e svecchiasse l'ambiente di Cinecittà, scrive : Per me, camerata Dirani, non c'è - per realizzare ciò che auspichiamo - che una so/,a soluzione : aspettare_ Aspettare che ? - tu mi domandi - aspettare che i vecchi, mio caro,. - quei vecchi che hanno spremuto quel poco di buono e quel molto dì cattivo che avevano - una volta convinti che viviamo in un clima nuovo, di.ano il passo ai giovani. E questo avverrà a poco a pocoPer il momento niente da fare. Ebbene. caro Aristarco, quand'è così sento il bisogno di dirti che il tuo ragionamento non fila. Tu hai voluto intitolare il tuo corsivo Cinema fascista e critica, ma quando ti esprimi in questo modo tu non segm , pm rigidi principi della logica fascista : lasciar fare, lasciar passare non è il nostro motto, lo sai bene. Se l'ambiente cinemato-- grafico italiano è infestato da panciuti commendatori e da vecchi incalliti da anni negli stessi errori,_ VIA CONSOLARE"

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==