Via Consolare - anno I - n. 3 - febbraio 1940

guerra, la guerra « romana• è opera ben più uti/,e che non narrare f accenduo/,e romanzate o tracciare il solito abusato triango/,etto della commediola borghese. La prosa caratteristica, nuda, scarna del « diario • di battaglia, scritta così come è sgorgata dal cuore, come è fiorita su dall'anima, non levigata, fatta non di marmo, mal impastata come di terra e di sangue semplice, va/,e bene qualche aerea lirica o qualche pittoresco romanzo lucido come olio di parrucchiere. Letteratura di guerra : e voglio intendere non tanto la /,etteratura della guerra 1915-18, quella che ha trovato /,e sue più belle espressioni nel/,e pagine di Lacchi, di Bacchelli, o di Soffici o di Ungaretti o di Ciarlantini, quanto la nostra più recente e più nuova che va da « Disperata • di Pavolini o da « Un uomo in mare• di Cesarini sino al « Quaderno Ajfricano, di GiuseppeBottai. Quella letteratura che è vibrazione di cose e respiro di esseri, misurati sul battito della vita. Della vita di guerra. Della· nostra guerra di vita. Dico del/,e pagine, dei volumi, dei diari di Africa e di Spagna. Letteratura di guerra è anche quella contro /,eforze ostili della natura : quella del lavoro, che conosce i suoi eroi silenziosi. Basterebbe 1,eggerei nostri libri di redenzione e di bonifica. Letteratura di guerra : cioè manifestazione dell'anima italiana, nella quale i nostri scrittori portano come un senso « seminale , della guerra, come di chi paga i semi che a primavera saranno germogli, cioè sopratutto i ncontrovertibi/,eaffermazione che l'arte italiana è più che mai viva. E non ci sono decadenze, come. vorrebberogl' inaciditi della critica, e non è il caso di dettare epitaffi. Perchè un tempo di rinascita e di ricostruzioni non conosce crolli e sudari. Neppure in arte. Letteratura di guerra ; cwe espressione dei portatori di ferro, non dei portatori di sterline ; non dei proprietari satolli e panciuti, ma dei 20 FondazioneRuffilli- Forlì pro/,etari pronti ad ogni sacrificio. E la grande arte è dei popoli sobri e sereni, che devono combattere e vincere la vita. Allorn è nata la grande poesia: quella che non è luccicchìo di mucchi di oro, ma è fatta come di ferro scuro e pietra buona. Cioè il ferro e la pietra con cui si costruiscono gli edifici dello spirito : non soltanto qnelli della miseria. Ci sono dei momenti - come quello attua/,e - nei quali la storia erige i suoi tribnnali. E il giudizio è inesorabi/,e.E ogni popolo dà conto del suo operato. Certi popoli potrebbero procedere innanzi a questo tribunale col loro « libellum defensionis > : e si vedrebbero questi popoli recitare con lamentosa voce di pastori angliconi i commi del Trattato di Versagli.a,come già /,e anime delle buone nmmmie recitavano - secondo la immaginazione egiziana - i versetti dei loro falsi e ipocriti libretti fune rari coi quali pretendevano giustificarsi innanzi al loro Dio. Credo che oggi all'Italia basterebbe presentare un solo libro, un solo di qu~i nostri diari di guerra, per testimoniare qnale sia la vita del suo grande popolo, quale ne sia la civiltà, qnali i suoi diritti innegcbili. E uno di quei soli diari di guerra riafferma, dinnanzi alla storia, l' Italia maestra di vita e di civiltà. Forse con la. stessa dignità con cui lo potrebbe affermare un nostro vetusto codice del diritto onde già dominammo gli uomini e le cose. L'interessante argomento della letteratura di guerra è, come si sa, tema del convegno letterario dei prossimi Littoriali. Esso, più che riguardare un episodio dello svolgimento letterario, implica una valutazione sull' influsso p&icologicodello stato d'animo che il « fenomeno guerra , e qualsiasi motivo di lotta in genere, inducono in un popolo e quindi nellasua più intima espressione o arte che è la letteratura. L'argomento, pernoi fascisti che sentiamo la vita come lotta, è di determinante importanza e tale da meritare una attenta osservazione. VIA CONSOLAR.E:

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