J,utto su di un tono ; per dare cioè la viswne della pluralità dei sentimenti umani, renderne tutte le sfumature, senza tutto .soffocare in una ridda guerriera? Perchè non fare intendere ai ragazzi questo : che la guerra può essere la massima delle manifestazioni umane, il coronamento supremo di un alone di leggenda e di trasfigurazione dei nostri mezzi usuali, solo a patto che noi siamo degli uomini e che per essere tali occorre avezzarsi a vivere la vita di ogni giorno, a conoscere della vita le miserie e le lotte e da queste trarre il motivo della nostra ascesa ? Letteratura vera, letteratura completa. Qualcuno che voleva fare un paradosso, ha detto tempo fa una bella verità : « la migliore letteratura per ragazzi è quella letteratura per adulti che può essere intesa dai ragazzi » . Così senza adattamenti, senza vezzose bugie. FARFARICCHIO Lanostraletteraturdaiguerra 1918 : 1940 : circa un ventennio di vita, di letteratura, di arte. 1918: 1940; un ventennio di letteratura : tutti si so,w affannati a dimostrare che il bilancio di questo ventennio si è chiuso al loro attivo : sli ermetici, come i futuristi, come gli intimisti. Se in questo ventennio la letteratura italiana ha detto una grande parola di vita non è stato però - a mio parere - col fa/setto degli ermetici, col gesto degli artisti metafisici, col borborigma dei futuristi. Ha detto la sua parola di vita con la voce .limpida, chiara, umana dei poeti e dei prosatori di guerra. La guerra è una realtà umana, è ·qualcosa di necessario, di vivo, di vitale. La guerra è vita, anche quando pare morte e disfacimento di singole vite : nella guerra le vite cadono come il fiore che cade dal ramo, $parso in petali : perchè è tempo di lasciare posto al frutto. Du'li]ue fenomeno umano, anzi il più umano, la guerra. Ebbene la nostra letteratura di guerra è la grande nota di universalità che l' Italia ha donato al mondo in questo ultimo ventennio. Anzi dirò di più; il mondo ha smarrito la concezione « romana • della guerra. L'intera letteratura francese, per esempio, da .Stendhal che mette sulle labbra di .VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì una sua creatura - quando questa raggiunge Waterloo e vede il campo sparso di feriti e di cadaveri - la sua amara considerazione sulla guerra : « N'est que ça? », sino a Emilio Zola che non vede nella lotta fra nazioni se non un semplice squilibrio di forze cieche, sino alla sua più recente produzione ultrademocratica, considera la guerra come un fenomeno patologico, come uno stato comatoso nella vita dei popoli. Per Renn, Remarque, Barbusse, ]. Benda la guerra è una forza bruta. Ma l'Italia ha insegnato che c'è una guerra civile e romana : quella che dà pane alle mense, nuove terre per la gente di fatica e serve a procacciare un pò di letizia e un pò di grano chiaro ed onesto a tutti, specie agli umili, al popolo proletario, che tutto dona e nulla chiede. La guerra in cui il fucile prepara l'opera della falce e della roncola fienaia e che aiuta a seminare, anzi è necessaria a seminare. Dalle lettere dell'umile fantaccino o del legionario d'Africa o del volontario di Spagna che scrive alla famiglia lontana, come dal motto, dalla frase nata sulla bocca viva dell'oscuro e grande popolo combattente in grigioverde, come dalle pagine del volume in cui lo scrittore abbia fissato in prosa lucida e ferma le sue impressioni di battaglia, una cosa emerge chiara : che la guerra, come la sa combattere il popolo italiano, è guerra « santa •, più umana ehe non la stessa pace. Purtroppo - ripeto - i popoli hanno smarrito la vera sana concezione di quello che sia la guerra. I democratici hanno mangiato troppo cibo e troppo rapidamente : /tanno divorato tanto da divenire arterioscelerotici. Perciò devono smaltire quel che hanno ingollato così pantagruelicamente: il trambusto e l'agitazione della guerra è ora per essi necessario. All'adiposo e all'uricemico un pò di strapazzo fa bene ! Altri popoli hanno gracchiato di pace e di umanitarismo ; altri fedeli al meccanismo marxistico, hanno accettata e sadicamente desiderata la guerra come un sacrificio umano, come un lavacro di sangue in cui poter sguazzare. Perciò io credo che in quest'ultimo ventennio letterario i nostri poeti e prosatori di guerra hanno detto la più nobile parola di vita e hanno svolto opera di altissimo valore non solo nazionale. Un'opera che porta il crisma dell'universalità. Un'opera che ha valore non solamente artistico, ma grandemente etico : perchè insegnare ai popoli quale sia la vera 19
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