Via Consolare - anno I - n. 1 - dicembre 1939

· r;toua11u11;t f/Ja:icoeltflan.l!/Jtauto O .se con soavi inni. ai .5uoi morti eh'egli anw tanto, il popol $UO mai in un giorno d'amor oon lo riporti ... Nella Cronaca bizantina del Sommaruga, nel numero del primo dicembre 1882, compare una lirica di Giovanni Pascoli : Colascionata prima, che, dedicata a Severino Ferrari, chiamatovi Ridiverde, così comincia: Deh ! Ridiverde, come io lo vorrei quel rebecchino che tu scarabilli e suvvi tesser fila di trochei fila d'argento che squilli e scintilli ..... Certo è difficile riconoscere in questi versi preziosamente, proprio bizantinescamente letterari, l'inizio della nostalgica ode pascoliana Romagna, inizio che, col titolo, appare mutato nell'edizione di Myricae del 1894; Sempre un villaggio, sempre una campagna mi ride al cuore (o piange), Severino: il paese ove, andando, ci accompagna l'azzurra visfon di San Marino. Sempre mi torna al cuore il mio paese Romagna solatìa, dolce paese ..... È una lirica dedicata amorosamente da un romagnolo alla sua terra rigogliosa e ferace ed in particolare dal figlio di San Mauro al suo umile villaggio e vi si delinea già quel sentimento di ritrosia che tratterrà molte volte il poeta dal ritornare alla sua « casa romita » • Ma la causa di questo suo atteggiamento non è - come qualcuno ha cercato di spiegare - una intima dissimilità tra il carattere epico di quella terra che Alfredo Oriani chiama la « Beozia italiana » e lo spirito sereno e pacato del YIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì di (!,er:J.<H,e 13 o.lo.9-n.er:J.i poeta : poichè anche Giovanni Pascoli è un vero romagnolo: ce lo testimoniano abbondantement~ - oltre alla sua tumultuosa giovinezza di rivoluzionar~ - alcune fiere espressioni della sua poesia che gli suggerisce fra l'altro - a titolo d'esempio - la vigorosa ode A Ciapin. Egli ama il suo paese ma vorrebbe dimenticarlo. Bello sarebbe ritornare tra i campi, fra le stoppie, presso gli stagni lustreggianti e con l'amico caro perdersi nel verde, mentre il sole meridiano inonda di afa, di ozio e di pace le aie rustiche « mentre il villano pone dalle spalle - gobbe la ronca e afferra la scodella - e 'l bue rumina ·dalle opache stalle - fa sua labori:osa lupin_ella. - Dai borghi sparsi le campane intanto - si rincorron coi lor gridi argentini, - chiamano al rezzo, alle quiete, al santo - desco fiorito d'Òcchi di bambini». Bello sarebbe ritornare all'ombra della mimosa, del pioppo alto e slanciato e risognare fanciullescamente le avventurose gesta dell'ariostesco Astolfo o giovanilmente meditare sulla gloria e sulla fine di Napoleone, mentre intorno risuona « de' grilli il verso perpetuo ehe trema - e dai fossati viene delle rane - il lungo, interminabile poema » . « Deh ! foss' io teco » esclama all'amico sincero in uno slancio di nostalgico desiderio, ma poi, fra i ricordi lieti del passato, si erge triste la visione della sventura. Non può tornare perchè ha un timore: « ••• eh' io 13

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