La Voce di Molfetta - anno II - n. 17 - 29 aprile 1951
) -- , -. 2 LA VOCE DI MOLFETTA 29 Aprile 195I • calorie, come sarebbe naturale, ' ma in frigorie, cioè in calorie negative. Se queste frigorie sono trasmesse direttamente al corpo da refrigerare sono economica– mente· sfruttate, ma se vengono impiegate a raffreddare un corpo intermedio (produzione di ghiaccic) il quale a sua volta dovrà essere portato a contatto della merce da refrigerare, le perdite di frigorie e quindi di rendimento dell'opera– zione,• si accumulano sino a di– venta re -impossibili. Se le perdite non v1 fassero, applicando il principio di Mayer, ogni frigoria acquistata comporte– rebbe da parte della macchina · frigorifera un consumo di lavoro meccanico di 427 chilogrammetri. Ma già nella macchina ste sa, a causa del suo basso rendimento, / si verificano le prime grandi per- dite di energia: difatti se questa macchina raffredda il vapore rn essa opera11te {ammoniaca, ani– drid~ carbonica, anidride solforosa, cloruro di ru'etile) dalla tempera– tura di 30° sopra zero a quella lO· sotto zero, il suo rendimento teorico .è del I 5 % cuca, cioè l' 85 % del lavoro del c0mpressore v1eoe perdut~, cioè ogni frig.oria invece di costare 427 ctilogram– metri di· lavoro costa 2800 chi– logrammetri. A questa perdita, rella fabbricazione del ghiaccio è 1 da aggiungere quella dovuta alla. ·Jispersione del freddo attraverso la su,:erficie dei tubi ( mai perfetta– mente isolati) che portano il va– pore operante alla vasca della soluzione incongelabile di cloruro di calcio {brine) nella quale sono immerse le forme del ghiaccio. Altra perdita importante di frigorie è quella dovuta al fatto che il liquido incongelabile, essen– do contenuto in una vasca aperta è a diretto contatto con l'aria che ha temperatura molto più alta d.iesso ·Una nuova· perdita si ha nella sfr rmatura del ghiaccio che avviene ali' aria con conseguente riscalda– mento del ghiaccio stesso e delle forme che lo contengono. Poi il ghiaccio deve· essere conservato in celle che debbono essere mantenute alla temperatura di 5° sotto zero, con altra dissi– pazione di energia, fino alla loro richiesta. Dall'uscita dalla cella del fri– gorifero all' imbarc'>sul motopesco, il ghiaccio .viene tra~portato, molte volte al sole estivo, per alcune centinaia di metri ; questo basta per alzare la sua temperatura da 5 ° sotto zero a 0°, non solo ma ad insidiare la liquefazione. Se consideriamo per es. un chilo– gramma di ghiaccio, esso perde 2,5 frigorie nel passare da 5° sotto, zero a 0° e poi, nel liquefarsi perde 79,2 frigorie. · , A bordo il ghiàccio viene intro– dotto in un'unica grande cella di alcune decine di metri cubi tenuta aperta durante l'introduzione in essa di ciascuna pescata e fre– quentata contemporaneamente da alcuni uomini ~be in questo caso sono da considerare come calori– feri a circa 36° di temperatura e di non trascurabile superficie di calor~ ; ne consegue un disastroso sperpero di frigorie. Aggiungiamo ~ tutto questo che · i fabbricanti di ghiaccio de– vono pur trovare il loro guadagno e possiamo così farci un'idea di quello che costa agli armatori da pesca conservare male il pesce a bordo invece di conservarlo bene, e che col sistema de( ghiaccio sia conservato ~aie 10 sanno, non solo i consumatori che parlano con evidente disprezzo di « pe5ce' ghiacciato », qu1nto gli armatori stessi che risenkno di questo con una diminuzione di guadagno che si ripercuote anche sui marinai. Non é difficile dedurre da queste brevi considerazioni che é oramai necessario che i pescherecci di altura siano muniti di macchine frigorifere e di un razionale· im– p1anto · di celte refrigerc1te diret– tame·,te dal vapor~ ooerante. Il sistema della grande cella unic~ é pazzamente di~pendioso. Si pensi che- questa unica cella é assoggettata a rimanere aperta durante un nu11ero non indifferen– te di mrnut1 per l'introduzione di ' ciascuna pescata e perciò a ris~al– darsi continuamente, inoltre ncn essendo in essa la temperatura uniforme in tutti i punti la merce non vi é conservata tutta nello stessÒ stato di freschezza . Si può ovviare a questo incon-· veniente col sistema delle celle multiple consistente in una doppia serie di piccole celle perfettamente isolate, di.sposte lungo i due fianchi della· nave nella zona maestra ed a·ccessibileda un corridoio centrafe; dascuna di queste celle della ca– pacita aH'incirca di un buona pescata, sarebbe refrigerata da un sistema di serpentini, razional– mente ubicati. derivati dal tubo collettore di mandata del vapore operante freddo e scaricarsi nel tubo collettore di ritorno al com– pressore del vapore operante caldo. Come si vede questo metodo ai refrigerazione è esattamente ·uguale ed opposto al metodo di riscalt damento con termosifoni. Non vi è chi non veda immediatamente l'enorme economia che si realiz– zerebbe refrigerando solo le celle che vengono riempite di prodotto ittico e regola~do opport~namente la temperatura di esse mediante la va_lvola di ammissione sulla guida del corrispondente termometro. Non è affatto difficile nè la pro· gettazione nè la realizzazione pra– tica di quanto è qui accennato brevemente; yi sono anche in Italia ottime 9itte specializzate in questo genere di impianti. Il problema piu difficile da ri– solvere é quello di persuadere gli armatori da pesca che è ormai tçmpo che si dedichino a curare i loro interessi. ;Domenico 9annone Lettera al Direttore Mi permetto di ringraziarla dì aver pubblicato la mia lettera, con cui le prospettavo la necessità di esaminare vari problemi del fatto religi0so, proposto da un pio let– tore di costà. Ella ha creduto di scrivere duramente: « non siamo d'accordo col profes~or Fiore » • In che cosa, di grazia, lei non é d'accordo con me? Se io avessi proposto qualche soluzione ! Ma invece, manco a farlo apposta, io non vi mettevo nulla di mio, limitandomi a pre– senta,re delle tesi che oggi sono discuss~. E sono così impellenti che anche in Irene non fi parla di altro, come so per mia espe– rienza, e immagino che cosa sarà per i caffè, e certo se ne discute ogni momento, ·anche nelle scuole, appena è possib:!e. Leì invece taglia la testa al toro. . per dire che cosa? Che non si difcute ? E allora, se non · dobbiamo discu-ttre, che cosa ci stiamo a fare? E perchè esiste la st2mpa? Il suo commosso appello « Fase conclusa» nel giornale del 1 5 apri– le, spero anch'io che trovi un'eco favorevole nel cuore dei buoni citta– dini, che diano prova di maggiore interesse per le cose del Comune. Ma lei non deve prendere per oro colato tutto l'interesse municipali– stico, che è tradiziòne della nostra vita meridionale. Insomma lei non pretendera di chiudere la vita di una citta come t\1olfetta nei soli interessi del Comune. Sarebbe una bella ma~iera di interpretare Gobetti, il più universale degli antifascisti, che, recandosi a Pa– rigi in seguito alle minacce e alle manganellate ricevute, si propone– va appunto di .fare politiche eu– ropea. I cittadini éome li imma– gina lei sono una categoria ine– sistente, un taglio di carattere fa– sc1shco nella realtà, una carica– tura di cittadini coscienti. E a costoro lei vuol daré una lezione di politicità ? Tanti anni fa, il 1878, se non erro Francesco De Sanctis faceva il suo viaggio elettorale fra La– cedonia, Morra, Bisacçia ecc. E che cosa trovava ? Trova va appunto dei cittadini ingolfati nelle lotte comunali, di– ventati quasi ferini, se non fosse sopraggiunta la voce di chi do– veva ammansarli. E che vuol dire ciò? Che questi upmini, ottimi padri di famigli; e magari ottimi amministratcri dei loro Comuni, vivevano come segregati dal re– sto del mondo, estranei alle gran– di correnti di umanità e di· civiltà, per. cui gli uomini combattono, fuori del Comune. lo la prego di approfondire lei stesso quello che lei ha detto egregiamente ne l s u o articolo, sulle nostre « tare_ politiche: re· torica demagogia, paternalismo;· e paura paura idÌota insensata be– stiale » • O come vuole· lei vin– cere la paura altrui, se lei stesso dimostra paura di affrontare i problemi fuori del suo comune? E che lezioni di antiretorica può trovare in quesfa Italia dei pre– dicatori. di Chiesa o di Piazza se noo mette loro sott'occhio le tradizioni di serieta inglese ? E il paternalismo non si rende conto che è insito in ogrii concezione cattolica, dove tutto è rimesso al padre, alla volontà conciliativa del padre ? Non si rende conto che lo stesso liberalismo, per esser tale, non deve escludere nessuna materia di argomento, sopratutto se di carattere economico ? Mille scuse e grazie della pub– bJj~one. To:a:unaso Flore Sistemazione Mercato Ittico all'Ingrosso --------- E' noto come il locale Mercato Ittico all'Ingrosso sia ormai insuffi. ciente alla vendita della grande mole di pescato c~nferito dai mo– topescherecci, paranzelle, lampare e barchette locali, ·nonchè dai motopescherecci .f01estieri, e che tale insufficienza danneggia diretta– mente lo svolgersi regolare delle vendite e delle varie operazioni di mercato. Il Mercato Ittico all'Ingrosso, sorto nel 1. 929, era a quell'epoca, quanto di meglio si potesse desi– derare e per posizione topografica, e per servizi, e per l'ampiezza adeguata al movimento del tempo. Non abbiamo dati statistici cli quell'epoca in cui la marineria molfettese contava appena u n a cinquantina di paranze a vela. per raffrontarli ali' attuale produzione ittica, ma possiamo fare un raf– fronto con le statistiche dcli' anno 1-936, cioè sette anni dopo. I~ 1mp1anto del Mercato ed epoca in cui, le paranze a vela stavano per sparire, per essere sostiruite dalla .motopesca. 1936 - M~/pp. n. 38 .. paranze
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