UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945

cora gli stessi « anelanti » più o meno mossi (sti quale vena ci raggiunge Metastasio?) : /'pr/Ja che 11011 trai/iene il •vp11to che la. sfiora e di se stessa sviene f 1tggl'11do e trascolora... e si tramuta quasi in cli,·ertimento perfino il verso più schivo. i cenni che restano in ogni modo irri– petuti nella Yeloce prosodia: Q1trsta folla 111i stringe, 11rtanl'l rnale, ch'io fa sr11ta. 11ff sangue ... Così il calore cli questa entrata « l poveri hanno il frl'ddo dPlla terra » rimane sbandato, se la ma– gia riavrà il sopraYvento e tutto si perderà in un precipizio cli nuvole molli e cli colori stemperati: ... nel velo teso dai muri in polvere che l'ocra stinse nel rosa. dei ricordi. Sembrava che dovesse concludersi a questi ri– sultati il cammino di Alfonso Gatto; e tuttavia la sua testimonianza, anche in quest'aria senza in– quietudini, avrebbe potuto avere una collocazione facile come ciclo di un impegno condotto in una sfera di leggere mutazioni ed estraneo ad ogni tur– b:uncnto, indice però evidente dell'assillo tutto ar– monico della sua poesia. Ad accentuare invece la sua conclusione è ve– nuto un libro di non molte pagine che richiede una reazione più vivace: sono le poesie di Amore 8.1

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