UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945

bussola segnava rotte lontane dai richiami cli un 111onclo allora cli già offeso. Gatto ritornerà invece più persuaso cli una ra– gione viva in « Morto ai paesi»: ma ancora scher– zoso in un suo bellissimo peccato di letteratura. Questo libr'o che avanza le pagine più acute ciel suo pericolo per una resa aspra dei giochi antichi, pure lascia il varco a brevi e calde insinuazioni: le più confortanti nel lungo discorso ciel poeta. :Ma pare quasi che a un certo punto sia spiaciuto a Gatto una più co111pletacontaminazione del fatto umano con la pagina e cli forza abbia separato due itiner~ri che pure lievitavano una uguale profonda vocazione. La pagina come rifugio, forse? ma rifugio di che se sulla soglia vorremmo lasciare il nostro baga– glio più pesante? Dove la possibilità clell'i11110 se alla poesia si nega la responsabilità del diario più nascosto? Si rischia cli negare anche la verità di cui aneliamo in cerca, relegando l'esperienza poe~ tica fuori della nostra conoscenza in un eliso cli pa– role 11011 sempre sincero. Perchè poesia 11011 è un «accidente» singolare che ci afferra sprovveduti, ma va conquistata e sperimentata ora per ora come la vita. Eppure in Morto ai paesi il poeta si sco– priva più lil~ero nella sua pena: Nelle povere spalle è scesa 111ortc il freddo della terra... ed ceco una proposta più necessari:t in Ne71e: So· U1111lti1110 sile11::io 11ellaterra si 11egaogni rifngio ed all'1101110 propone la s11aombra.

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