UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945
a:;:::11rri arri di neve salh•m10 ai 111ontipallidi r la 1101/e r1:a un va110chia111are url/'eco perd11tadeJ morti. Dove il sentimento è affidato al colore più che all'oggetto. all'aggettivo più che alla cosa e l'im– magine giù corre il pericolo ·di stremarsi. Il paesaggio più reale cli Gatto dorme, ( « soglie - di l1111ari _r;iardiniaddormentati») sfiorato eia una luna tenue ( « 11ellospasio l11nare - prsa. il silenzio dei 111orti ») o fiorito di neve, non di neve fredda. ma cli neve bianca: si badi come affiori fre– quente, placalo il sortilegio della ne·ue e del 111veo; ... gru-mo di 11n 1 e sfioro la mia. calina,, ... Marina di 11ei•ealla conca.... · ... ·al uiveo 111-11ro del sonno.,. e ancora « 1rivri silrn:::i ». « zingari di neve~ e meglio: La terra sale in vrrtigiue di nevi celrsti. T ,e strade cieli' T sola. non hanno rumori : vi passa il poeta e attorno ogni cosa perde peso: D'imiau.a /n,ità - ter111iniin fiorr - sera... ; e apparirà in T-ufan::ia una « leggere::::.:a tepida di fiori». Il libro prometteva infine un mito felicissimo per un equilibrio nuovo cli cadenze; dove il poeta già si definiva in « tremo d'esile vena per lontane - arie di suono » alcuni esempi restarono insuperati, da Carri d'diitimno a Erba e Latte cli cui sottolineo
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy