UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945
davanti a qualcosa cli noiosamente drammatico, dis– si : « E se non fossi l'avvofato Damerio? Potrei essere un s110incaricato, potrei anche essere 1111 'al– tra persona ». « Un'altra persona?» disse Medolago. Sembra– l'a sorpreso da 1111 tradimento dinnanzi al q11ale la s11acoscienza inorridiva. « Perchè non ha il co– raggio di affrontare q11esto mio dolore? Non so come s11pplicarla. Non p11ò essere vero q11elloche lei dice». « Perchè? ». « Perchè ho bisogno di pietà». Attraversai l'a stanza con passo malcerto, rag– giunsi la porta e. accendendo la l11ce,alq11anto re– toricamente dissi: « V11ole 11na parola cli per– dono?». « Non so. Forse anche UJ1aparola di perdono». Potevo Yedere il mio visitatore meglio di quan– d'era entrato: la luce della lampada, cadendo pro– prio su di lui, lo isolava e me lo mostrava con insospettata singolarità come un oggetto che. pre– dominando sugli altri, reclami per sè tutta l'at- · tenzione. Un viscido morbiclume di pensieri inva– de-va la mia mente togliendomi la capacità di deci– dere e di agire. Eravamo due uomini in una stanza ed io dovevo dire una parola. La stanza pareva non appartenere a nessun luogo del mondo, anche il nome del paese pareva fuggire dal mio ricordo come non fosse mai esistito. Dopo quella mia pa– rola tutto sarebbe finito: potevamo lasciarci ed io, dal canto mio, potevo tornare a casa, tutto sarebbe stato come prima. Mi avvicinai a Medolago, gli stesi la mano dicendogli q11alche parola che ora la
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