UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945
per riempire la camera di qualcosa di vivo, d'una vitalità fastidiosa ed insieme confortante. Quel pian– to mi legava a- lui e mi faceva-paziente. Guardai ancora il mio strano visitatore, poi osservai ada– gio la stanza in cui ci trovavamo e tutto mi sem– brava naturale. Ad un tratto Urfimio Niedolago aprì le braccia come in un anelito di carità. « L'uo– mo che con tanto mistero - disse - vi offese tre anni fa, sono io. Imploro la pace. una nuova vita». Si strofinò gli occhi adagio senza spazien· tirsi per il mio silenzio. Aveva gli oct:hi lucidi, come febbricitanti, ma ciò dipendeva dalle lagrime c.lipoco prima, ed io, guardandolo, mi intenerivo in modo alquanto sciocco. « Tre anni fa - disse ancora il mio visitatore - quando venni a B*** per il concerto, conobbi Giulia. Non sapevo che lei era fidanzato con •Giulia, ma anche se l'avessi saputo non sarebbe cambiato nulla. Devo essere sincero: non sarebbe cambiato nulla. La fuga ven– ne decisa una notte. in una esaltazione equivoca, perchè • cì reputavamo superiori a tutti voi. Devo essere sincero, no? Giulia non era interamente pa– drona dei suoi sentimenti ed io la dominai con l'in– ganno, con un sopruso morale. Ma come dire me- , glio queste cose?>>. Volgeva il capo di qua e di là, qualcosa doveva dargli fastidio, forse il buio della stanza. Ma io non mi mossi. Accavallai le gambe, come cercando una posizione più comoda e, spinto da un orgasmo che non riuscivo a giu– stificare, gli dissi: « Continui, vada avanti». E .siccome taceva, aggiunsi : « Un sopruso? ». « Un sopruso - disse Medolago - è fatto di niente: paro!~, gesti, la nostra volontà. Ma.è stata
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