UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945

lo drcondava. Lo guardai con di(-fidenza ed infa– stidito gli -dissi: « Eviclenlemente ... ». Dissi sol– tanto questo. 1)1ala mia \"OCee queirunica parola aYevano già costituito u11legame impreYedilJile. Lo sconosciuto allungò verso di me una mano aperta. co11le dita divaricate. come per invitarmi a tacere. Disse: « So che dern parlare per primo e lo fac– cio ri11grnzianclola d'a,·eve accettato il mio invito». Lo sconosciuto aveva una voce piana, le parole sembravano senza alcun imbarazzo cd io ero trop– po sorpreso da quell'esordio perchè potessi pron– tamente ribattergli. O"altronde. senza esitazione ri– prese a dire: « l\ on anei mai creduto di doverla un giorno conoscere e parlarle. così come faccio adesso». Con un cenno involontario del capo gli risposi di sì. Pensavo: « Basterà una mia parola per chiarire J"equiYoco » e mi smarrivo in un inu– tile nen·osismo. Pensa,·o a questo. ,·cramentc. e già sentivo lo sconosciuto dire: « Era inevitahik che 11oici i11co11trassimo.1111 giorno o l'altro». « Inevitabile?» dissi indispettito. quasi la cosél putesse in qualche modo essere vera. :\I i trovavo in una posi,,ione felice perchè voi· gc,·o le spalle alla poca luce che ancora cntraY:t dalla finestra. mentre il mio Yisitatore vi stava di fronte e ne era abbastanza illuminato. Il suo volto, sebbene patito e malinconico, non era volgare. Se 11011 sono visionario, posso dire che da quel volto emana,·a una patetica forza di simpatia. Stavo guardandolo in volto quando qùalcuno nel cortile della segheria cominciò a manovrare una pompa: nel nostro silenzio si inserì un cigolio ritmico. co- 111c 1111 grido sottile che tornava ad ogni giro di 59

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