UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945
la ·µorta ecl attese che io entrassi ; poi entrò anche ltii per deporre la mia valigia sù una seggiola e subito scomparve. · Mi trovavo in 11nacameretta bassa. con-pochi mo– bili rustici, con una sola e piccola finestra come usano in montagna. Desiderando fuggire quell'an– gustia mi diressi senz'altro alla finestra e l'aprii. Davanti a me scorgevo il capannone di 11naseghe– ria e da un lato, a destra, una grande catasta di tronchi e, più in là, il profilo di una montagna che · l'aria spenta faceva sembrare vicinissima. Sebbene deluso per il mediocre panorama che avevo sotto gli occhi, indugiai attratto dall'odore greve e pa– stoso del legname: un che di resina liquorosa, che ravvivava la mente come se mi trovassi in un bo– sèo, dopo la pioggia. Senza più guardare il misero paesaggio. rimasi a godere di quel profumo fermo nell'aria, un profumo che aveva quasi un sapore in un'aria che pareva fatta pesante eia quel profumo. Dopo qualche minuto batterono debolmente due o tre colpi alla porta. « Sarà ancora nuel maledetto albergatore» mi dissi. ma 11011 ero più trnquillo e non mi voltai per dimostrargli a que_l modo il mio disappunto. Non ero più tranquillo. Avevo udi– to l'aprirsi ccl il richiudersi dell'uscio; il passo di uno che avanzava; poi più nulla. Attesi qualche istante, dominato dall'angoscia di chi si sente os– servato alle spalle. quindi mi voltai cli scatto, non riuscendo a persistere nella mia ostinazione. Un uomo stii quarant'anni era nel mezzo della stanza, con una mano si appoggiava lievemente al letto 11011 certo per sostenersi, ma credo per darsi un contegno ed apparire meno estraneo a quanto 58
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