UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

torini, allora, sembrava avanzare soltanto in un esercizio di letteratura, in un divert,imento di vo– caboli. A rileggere adesso « Conversazione in Sicilia», il testo appare anche troppo denso di richiami. « Questo era il terribile: la quiete nella non spe– ranza. Credere il genere umano perduto e non avere febbre di fare qualcosa in contrario, voglia di perdermi, ad esempio, con lui». Era prima della guerra e poi è venuta la guerra, per qualcuno e per molti è venuta la febbre, il desiderio, l'audacia, la commozione della lotta. Non per tutti, per certi è stato soltanto odio, senza fratture d'amore o in– differenza, e inquietudine sorda, senza gridi : era– vamo uomini e non uomini e sul nostro vivere e non vivere sono corsi i giorni del mondo, si è sfogliato il calendario sino ad un luogo della parabola : le città hanno avuto le loro feste di bandiere rosse e tricolori, il popolo ha travolto il buffo fantoccio che chiamavamo tiranno, che un tempo aveva accla– mato, si è accanito sul suo corpo per vincere la vergogna che era di tutti, i prigionieri hanno co– minciato a tornare, molti sono i morti al bilancio, ma ancora molti i vivi che continuano i loro gesti, le loro parole sulle rovine e sui cadaveri, in un tentativo di resistere, di oltrepassare una con– danna. Vita e non vita, ma era lo stesso: abbiamo un'altra inquietudine, un'altra ansia per una vita che non è la nostra, che forse non potrà mai es– sere nostra, ci è rimasto il dolore, un grande peso, come un livido sconcio nel corpo, e la nostra ric– chezza umana insieme. Vittorini dice nella nota al suo nuovo libro, « Uo– mini e no» : « In arte non conta la volontà, non conta la coscienza astratta, non còntano le per– suasioni razionali; tutto è legato al mondo psi– cologico dell'uomo, e nulla vi si può affermare di nuovo che non sia pura e semplice scoperta uma– na. La mia appartenenza al partito comunista indi– ca quello che i_ovoglio essere, mentre il mio libro 91

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