UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

conoscere sconfitti; per essere almeno stima– ti dobbiamo ammettere di avere fidato nel combattimento assurdo; per essere prigio– nieri di guerra dobbiamo riconoscere che l'esercito con cui abbiamo combattuto era regolare. L'aver sbagliato è umano. Preten– dere, a cose compiute, di averlo fatto cli pro– posito, è demoniaco. Se fosse vero sarem– mo immorali e saremmo irrimediabilmente imbecilli. Abbiamo bisogno cli imparare la dignità cli saper sbagliare, cli saper perdere di voler pagare ogni nostro debito per poter ricominciare in una strada veramente sgom– bra di nebbia. A dispetto cli ogni negazione, tutto intorno ci dice che siamo degli scon– fitti. Non facciamo altri compromessi con la nostra coscienza, per non ripetere l'esperien– za fallimentare nel consorzio delle nazioni. Riconoscerlo è duro: si tratta di una ric– chezza e di una nobiltà smarrite. Ma se in politica siamo stati sciocchi o illusi, pren– dendo una via che ci fa scontare con la ro– vina pochi anni cli rose fiorite, ora dobbiamo essere degli uomini: ritroveremo, tra quan– to abbiamo perduto, almeno la stima del mondo. Noi oggi abbiamo bisogno, per ciò sperare, di essere dignitosi, della dignità d'o– gni buon combattente, che conosce la disfat– ta o la morte, ma non sa cosa sia il menda– cio e il servile abbandono. Avevamo un perchè: nella sconfitta l'ab– biamo riconosciuto errato. Ma per quello 87

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