UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

84 Diciamolo allora: la tragedia d'Italia non è di essere stata venduta da chi fu « sop– portato », ma di avere preparato da sè la propria rovina. Anche chi è stato indiffe– rente divide l'inganno, e la sua purezza, simile a quella di un volontario eunuco, non è che inutilità sociale. L'assenza - assen– za piena di compromessi e di connivenze - ha reso possibile la degenerazione morale per cui si è respinto dalla vita quotidiana il sa– crificio che. aggravato, ci è ora imposto d'un tratto. Ma ancor più delle rovine, ci affanna la coscienza di aver lavorato per anni, mal– coscienti o illusi, a prepararcele. Eppure bi– sognerà capire che se vogliamo il riscatto non c'è aperta altra via che questa: assumer– ci la responsabilità di tutto quanto è suc– cesso in casa nostra, anche se non parteci– pammo del dolo, anche se non ce ne sentia– mo personalmente in colpa: per avere il di– ritto di rimediare da noi. Questa è la solidarietà dei popoli attra– verso le generazioni, premessa indispensa– bile per la solidarietà del popolo nel presente. Non è eroismo, ma semplice lealtà. Gli altri, questi altri che di fronte alla nostra fantasia allucinata hanno portato la loro potenza di uomini vivi, ce ne terranno responsabili, per i I passato, e conteranno, per il futuro, sulla capacità e volontà di reggerne, o meno, il peso. Portiamo lo stesso nome, abbiamo lo stesso sangue di chi ha dichiarato l'implaca-

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