UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

82 ma non sappiamo nè dobbiamo ripudiare; di un noi stessi fatto delle complicazioni dei popoli carichi di troppe memorie e di trop– pe miserie. Ma la dignità che non vogliamo offesa si regge ancora su pregiudizi stantii: ci fa pieghevoli dove dovremmo star ritti; ir– rigiditi senza motivo dove nessuna viltà ci sarebbe nel transare. Abbiamo perduto il criterio della morale. I nostri gesti non ap– partengono all'epoca nostra. La paura dei simboli ci porta a vedere fantasmi ovunque mentre nuovi simbolismi ci oscurano l'oriz– zonte. La vita semplice, senza la rettorica dello scamiciato, la vita istintiva e serena, ferma e ragionevole, modesta ma corretta - ecco il miracolo che aspettavamo e poi non è venuto. Per troppa stanchezza ci è mancata la fede. Ma oggi ci manca qual– cos'altro ancora. Il nostro corpo è giovane e pieno di desideri : non possiamo adattar– ci alla saggezza remissiva e contemplativa di vecchi addolorati, che nulla più aspetta– no se non la pace, credano o non credano al cielo. In mezzo a tutte le delusioni ci sono rimaste delle ambizioni, e non osiamo confessarlo. Non osiamo più pensare che soltanto le ambizioni muovono l'uomo, sulla via del bene e su quella ciel male egualmente. La troppa consapevolezza ha ucciso l'istinto ed ha creato, povera finzione di nobiltà de– caduta, la speculazione della parola. Dopo

RkJQdWJsaXNoZXIy