UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

il caso della lingua andatasi facendo sem– pre più composta e sicura sino al rigore di certi suoi racconti recenti che propongono persino della monotonia e della pedanteria. Quanto alla sua materia umana Moravia è necessariamente monotono, senza variazio– ni o speranza, batte su un terna solo, ri– schiando l'esasperazione: questi suoi perso– naggi che non sanno concludere, quel disa– gio degli incontri carnali, ove tutto è de– scritto con una grigia inclemenza, senza un battito di pietà, queste immagini di uomini e di donne nella rete delle loro meschinità, gli affetti ridotti ad una costruzione di con– suetudine e di ipocrisia, le ambizioni sba– gliate, i fatti cli cronaca nera che non con– vincono perchè gli attori sono impotenti mo– ralmente, se non fisicamente, e l'atto avvie– ne senza partecipazione, senza un vibrare ciel cuore, questa storia proposta e ripro– posta cli miseria, con gli abbandoni visti senza leggerezza, l'intimità continuamente esposta all'ironia, non giudizi di un osserva– tore, ma giudizi cui ogni personaggio porta se stesso consapevolmente, formano un pae– saggio afoso e squallido. Non è compiacimen– to per il peccato, per il disordine, non è desi– derio di umiliazione, è soltanto insistenza sui propri vizi, un odio e un furore contro la pro– pria persona, contro il proprio mondo. E' in– somma « misère de l'homme sans Dieu », l'ul– tima negazione prima di arrendersi ad una 71

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