UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945
ma tenace, sempre con uno spazio ristretto, senza precisarsi un arrivo, una rnéta. La lingua migliorava, assumeva una compostez– za che le pagine giovanili avevano ignorata o avevano voluto ignorare; tuttavia lo scrit– tore smarriva il suo impulso nelle pagine e quel suo iniziale perseguire la verità, una realtà crudele, si arrestava, come per man– canza di fiducia, a percorrere la parabola di un'indagine, la protesta e l'amarezza dive– nivano maniera, una triste abitudine a guar– dare se e gli altri con delusione, con sfidu– cia, a sospettare, a immaginare tutto, parole e gesti, intenzioni, sgradevole. Ricordo una pubblicità de « Le ambizioni sbagliate » : di– ceva presso a poco, e mi si perdoni un even– tuale errore, o un eventuale fraintendere, che ne « Gli indifferenti » era mancata la tragedia, mentre in quest'altro grosso libro lo scrittore arrivava invece alla tragedia: ma era un inutile ostentare un caso di cro– naca nera, senza convinzione, senza fremiti, come le sciatte notizie macabre che si incon– trano nella lettura disattenta di un giorna– le. La morte cli Maria Luisa non sollevava la vicenda ciel volume, nè tanto meno la scioglieva. Gli assassinii, i fatti cli sangue che imporporavano l'ansito de « I Demoni » divenivano in Moravia dei pezzi cli bravura, delle ciniche bravate che non convincevano nessuno (e si veda per un'esemplificazione più convincente il racconto « Delitto al cir- 67
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