UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

giato alcune abitazioni dalle porte e dalle finestre chiuse e spente s'inoltrava sempre più nell'aperta campagna. Come andavano avanti, sempre più forte udivano il fruscio notturno del fiume, impercettibile di gior– no, quasi che i sensi distratti dalla vivezza della luce siano meno acuti. Si udì anche un rumore lontano, uno scroscio cli cui non si capiva l'origine ma che bastava ad animare la campagna. Domenico pensava: « Mi ha accarezzato la mano». E riudiva la voce di Luisa, fattasi meno ironica appunto in quel porre la sua mano su quella cli lui. Ciò lo riempiva d'un sentimento che stava tra la contentezza e l'insoddisfazione. Quando fu– rono sulla porta cli casa, si mise a fischietta– re, ma Vincenzo gli disse: « Silenzio! » Ac– compagnò la parola ad un gesto; seguitò con voce che voleva essere persuasiva: « Silen– zio! La campagna è piena di gente che ascol– ta; udendoci potrebbero venire ... Domenico si coricò dicendosi: « on pos– so restare». Compiangeva se stesso: « Me ne andrò», mormorava. S'addormentò lie– to d'un viaggio di cui nel dormiveglia ve– deva lo svolgimento movimentato e tale da lusingarlo.E come succede in questi casi, gli pareva che dovunque lo portasse la sorte, dovesse esserci Luisa ed osservarlo, quasi af– facciata ad una fantastica finestra del cielo. Il sonno lo colse in questa fantasia. Del re– sto seguirono giorni che fecero svanire i 59

RkJQdWJsaXNoZXIy