UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

54 Domenico T., il mio amico d'infanzia. E Palma: Oh caro il tuo amico d'infanzia. Pal– ma è una donna grassa ed insulsa: parla sempre premettendo alle sue parole: un oh, o un ah!» Luisa si volse appena, quasi con un'im– provvisa dolcezza. Domenico continuò con voce diventata incerta: « Non so perchè ti parlo cli queste cose, Luisa. » Ma interruppe la voce tremante e disse con forzato sarcasmo: « La notte Vin– cenzo parla e dice le cose più insulse ... Il giorno passeggia per casa senza camicia. E' bianco, come una serpe». Pausa. « Luisa, io lo odio». Luisa tacque. Domenico si elette ad acca– rezzarle la nuca; trovata nessuna resistenza da parte di lei stava per accarezzarla tra il collo e la spalla, ma una voce gridò: «Domenico». Era apparso Vincenzo. Immobile in cima alla piccola scala che dal giardino porta sul– la terrazza, aspettava. Teneva tra il pollice e l'indice della mano sinistra il mozzicone d'una sigaretta, essendosi già bruciati i pol– pastrelli della destra. Benchè non si scor– gesse il suo sguardo, c'era in lui una dispet– tosa ironia: nel modo con cui restava fer– mo ed irresoluto. Però si capiva nel suo at– teggiamento come una minaccia; la sua voce era svanita ma di essa se ne sentiva ancora il tremito.

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