UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

chè in quel momento davvero avrei giurato d'essere stato bambino con lui: non ricor– davo la differenza d'età. Non davo impor– tanza ai sei anni. Eppure parlando di quei tempi pas ati, e della vita che era seguita, e di circostanze che ci avevano condotto ad incontrarci non mi sentivo tranquillo: era tra noi come un lieve disgusto. Finchè non mi ha invitato a seguirlo ed io mi sono eletto: E' veramente un amico. La prima sera anzi abbiamo passato ore fraterne; cre– do che ci siamo più volte abbracciati. Gli mettevo una mano sulla spalla dicendo: Il mio caro Vincenzo. Ed egli: Domenico caro, sono felice che questi tempi cattivi ti abbiano condotto eia me ». «Certo», riprese Domenico dopo avere aspettato parole che Luisa pareva essere sul punto cli dire e che invece non vennero: « Certo fu un gesto d'amico. Non ti sembra Luisa che fu un gesto d'amico». « Sì », rispose finalmente Luisa, « è cer– tamente un gesto d'amico». Ma nella sua voce c'era la freddezza che si ha nel dire parole occasionali cli cui si vuole essere ad ogni costo convinti. « Soltanto dopo cena», Domenico conti– nuò, « quando mi sono trovato solo nella carnera dove mi ha condotto e lasciato, fi– nita la conversazione che alimentavamo con i più sciocchi ricordi, mi è accaduto cli sen– tirmi improvvisamente perduto. Non ti è 49

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