UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

48 panno marrone e neanche per il suo fantino di pelle. Certo lo ricordo così; mi è rima– sto stampato in mezzo alla fronte. Se però ho disgusto per questo ricordo non è per l'abbigliamento di lui. Esistevano allora ra– gazzi vestiti ancor più buffamente; del re– sto a me piaceva quel berretto col fantino di pelle: è l'invidia che me l'ha stampato nella memoria. Quando ci siamo incontrati, ho forse riconosciuto il suo volto? No, la mia mente è corsa al berretto col fantino di pel– le, ed a quell'abito di panno marrone, ed un poco a quel suo passo elastico di ragazzo che per !"ultimo anno porta calzoni corti. Vedendolo io gli ho sorriso, ho pronunciato il suo nome, ci siamo dati la mano: Oh ca– rissimo Vincenzo ... Oh carissimo Domenico ... Abbiamo parlato di noi». Dopo breve silenzio, Domenico disse an– cora: « Anzi ci siamo abbracciati. Quando ho pensato ch'esageravamo, già avevo il men– to sulla sua spalla, ed egli sulla mia con uguale trasporto ». «Sì», disse Luisa, « ed è giusto che s'ab– braccino due vecchi amici d'infanzia. Perché trovi strano un'abbraccio? » « Eravamo in strada», Domenico continuò lasciando cadere le parole della donna eh'e– gli sentiva volutamente stupite. « Eravamo in strada e abbiamo continuato a braccetto. Dicevo: Da quanti anni .... Diceva: Da quan– ti anni ... Ho detto: Eravamo bambini ... Per-

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