UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

20 nel loro cammino verso il destino eterno, da vesco– vi di razza gialla o nera, come dei gialli e dei neri possono essere guidati da vescovi di razza bianca. Per quel che concerne la vita sociale, conviene dire fin da ora che ivi pure, e per le stesse ragioni che abbiamo più sopra indicate, v'han da essere ad un tempo eguaglianza e diseguaglianze; e che que– ste ultime - normali, consustanziali con la vita so– ciale, e dovunque numerose - sono e debbono essere seconde rispetto all'eguaglianza, che rima– ne primaria, dal momento che da essa, in quanto eguaglianza pura e semplice derivano i diritti fon– damentali della dignità dell'essere umano, e, in quanto eguaglianza di proporzione, la giustizia. Veramente, quello che è secondo in questa gerar– chia dissimula molto sovente presso tutte le genti quello che è principale, non soltanto perchè, di mas– sima, le diseguaglianze si riscontrano dovunque e rappresentano le caratteristiche più palesi, ma, sen– za dubbio, anche perchè nell'ordine sociale le dise– guaglianze, di per sè fragili e d'origine umana, so– no sempre magnificate dagli uomini a forza di se– gni e di distintivi, di manifestazioni di potenza e d'ordigni di terrore, nel tentativo di dar loro una maggiore solidità e consistenza. Ne segue che qua– lunque siano le strutture d'una società e le dise– guaglianze eh'esse comportano, il trattare da «omo inferiore colui che appartiene a una categoria più bassa nella gerarchia sociale, e il fargli sentire la sua inferiorità nella scala sociale come una infe– riorità di sostanza - il che di per sè inquadra in una luce positivamente falsa e fallace i rapporti tra colui che disprezza e colui che è disprezzato, - non soltanto significa venir meno alle virtù evan– geliche, ma si traduce in una autentica villania, an– che stando al solo ordine naturale, ed in una of– fesa alla creazione Se un uomo si trova in una categoria sociale inferiore, egli non vi appartiene

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