UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945
tengano, quanto dal sacrificio di redenzione offerto da Gesù Cristo ... ». Dopo aver ricordato a quali meravigliose visioni ci apra su quest'argomento l'in– segnamento di Paolo, il Papa aggiunge: « meravi– gliosa visione, la quale ci porta a contemplare il genere umano nell'unità della sua origine in Dio; nell'unità della sua natura egualmente composta in ognuno d'un corpo materiale e d'un'anima spirituale ed immortale; nell'unità del suo fine immediato e della sua missione nel mondo; nell'unicità della sua abitazione, la terra, dei cui beni tutti gli uomini, per diritto di natura, possono usare al fine di so– stenere e sviluppare la vita; nell'unicità del suo fine soprannaturale, Dio stesso, a cui tutti devono tendere; nell'unità dei mezzi per conseguirlo, nel– l'unità della sua redenzione operata per tutti dal Cristo» (r). E proprio perchè si fonda su di una certezza co– tanto concreta, ampia e feconda dell'eguaglianza e della comunità degli uomini secondo natura, che la concezione cristiana della vita insiste contempora– neamente con tanta franchezza sugli ordini e sulle gerarchie che si erigono e debbono erigersi dal se– no di questa fondamentale comunità, e sulle parti– colari ineguaglianze ch'esse necessariamente com– portano; perchè nell'universo dell'uomo come in quello della creazione, non vi potrebbero essere nè stimoli nè scambi, nè vita, nè movimento senza di f– ferenziazione, nè differenziazione senza ineguaglian– ze (2). Il cristianesimo afferma senza timori la ne– cessità di quest'ultime, le rispetta, le favorisce e le sanziona, poichè sa che fin quando restano normali, ossia fino a quando la volontà umana non pretenda, per qualche sorta di improvvisa perversione, di far– le servire all'esclusione invece che alla comunica– zione, e di spezzare l'eguaglianza essenziale e la comunità primordiale che esse presuppongono, le (1) Enciclica Summi Pontificatus, 20 ottobre 1939, (2) Confronta S_umma ·Theolouica, I, 47, 2. 17
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