UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945
10 modo di dire) pur non avendo il coraggio di accettarne l'impegno. Riconosciamo che non fi, ancora detla una parola più alta e pùì nostra, ma ne abbiamo paura. Siamo povera gente stanca, che ha troppo sof, /erto e non sopportiamo dilaziom; e alla prima ombra della strada facciamo zaino a terra quasi dietro comando. Il comunismo è questa tappa, resa fa, cile (non dico necessaria) dal nostro star male: una tappa cristiana, nonostante la traduzione in termini non cristiani di una Parola, che, se riconosce il valore del pane, osa dire che l'uomo non vive di solo pane; che se non rifiuta il tempo, lo sente però come la prefazione di un giorno di giustizia che va oltre il tempo: che se dichiara il dovere di morire per la verità e per il prossimo, non ammette il diritto di ucciderlo per fargli del bene: che per abbracciare l'umanità riconosce che l'uomo ha bisogno che il Padre gli impresti il suo braccio onde nessuno resti fuori. Molti intellettuali si sono fermati a questa provvisoria Emmaus in compagnia degli ajfamat,; dei senza casa. È buona cosa che si siano fermati. Dico di più: avremmo dovuto prepararlo assai prima
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