UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

espressiva, i ,ifì.ne di una propria scaltrezza. A I pari di tutte le altre attività umane, l'arte deve inevitabilmente lasciarsi guidare da un principio morale, che solo può regolare tutti i conflitti; e non si vuole qui escogitare un'altra bardatura di più, ma soltanto chiedere che anche l'arte, per chi la pratica, torni ad essere la testimo, nianza di un'esperienza consumata quoti, dianamente tra gli uomim; in un comune sforzo di ,1;uadagnare la verità e accrescerne la luce. Solo in questa partecipazione di, retta e impegnata anche al più piccolo gesto; in questo assenso dato alla respon, sabilità di una scelta sempre rinnovala, sempre proposta si vuol dire ù, termini di flagrante necessità; in questa concor, danza dello sforzo singolo al bene di tutll; risiede la moralità dell'arte e non in un suo raggiunto mondo di perfezione estetica. Libertà, quind,; intesa come re, sponsabilità; e nel gesto di questa scelta sentire impegnato tutto il nostro essere e la sua spirituale vicenda. Senza approdare a vessate questioni teologiche, non pare questo il solo modo di restituire all'uomo, col senso del peccato, la dolcezza del!'e, spiazione e la possibilità, persino !' arbù trio, della sua- salvezza P

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