UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

76 nel miglior albergo della città, al Barbara \i\lorth. Andai su a trovarlo. Era grassissimo. Egli era almeno due volte più grasso di quanto non lo fosse ai vecchi tempi. Faceva assai caldo. Non aveva addosso la camicia. Sudava. Respirava con fatica. La luce nella camera era assai forte. Come usavamo averla nell'ufficio telegrafico. Aveva lassù un tavolo e una macchina eia scrivere. C'erano fogli per tutta la stanza, un pacco cli sigarette e un paio di bottiglie di \•Viskv. Era ridotto male. Era con le spal– le al muro, disse. Era anche ammalato. La pinguedine. Egli ne soffriva assai. Parlammo a lungo, e ciò era bestiale, il vecchio Katz grasso a quel modo; spilorcio con quel gras– so, ammalato per quel grasso, incapace cli respirare a causa sua, appena capace cli cam– minare, mal ridotto; ed egli disse « Non so, ma credo che sto per anelarmene ». Io sapevo che non ingannava nessuno. Sapevo bene come fosse sincero. Bevemmo insieme qualche bicchiere e mi accorsi che era assai nervoso. Ma come può essere nervoso un uomo grasso? Mi disse che ormai non dormiva più. Lavorava tutto il giorno e tutto il giorno fumava sigarette e beveva forte. Quando me ne scesi a momenti piangevo. Gesù Cristo, povero Katz. Come può un uomo grasso far venir voglia cli piangere? Come ci si può affliggere per un uomo gras-

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