UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

40 FINE D'INVERNO Tommaso aprì gli occhi e vide il rosso volto del– la suora. Qualcosa di ripugnante sospeso nella tristezza della luce azzurra e sbiadita; i sonagli di una slitta tinnivano nel vuoto del sonno jnterrot– to. La suora aveva il volto gonfio, con gli occhi piccoli e ottusi. Tommaso la guardava senza com– prendere, poi da un'opaca distanza riuscì a co– gliere le parole. Doveva andarsene, all'ospedale occorrevano dei posti liberi ; la voce della suora era inquieta, affannata, come per una disgrazia imminente, e le parole avevano un suono incri– nante. Tommaso non comprendeva perchè dovesse andarsene, come potesse andarsene, si mise a se– dere in mezzo al letto, la testa gli ronzava di feb– bre, le tempie battevano dei colpi malati, l'affanno del risveglio cattivo gli im·ischiava la bocca. La suora disse che lei non ne aveva colpa, che sapeva della sua malattìa, lo aveva detto alla dottoressa, ma occorrevano posti, quella notte era stata bom– bardata la città e non avevano dove mettere i fe_ riti. Sul soffitto è sempre impigliato il moscone azzurro, vicino al lampadario 1 Tommaso lo ha visto sempre da quando è arrjvato all'ospedale. Un moscone morto, d 1 inverno, grande, azzurro, quasi un si1nbolo, qualcosa da decifrare; ora lui, Tommaso 1 sarebbe tornato via, e il moscone ri– maneva. Tommaso doveva andarsene, la suora cercava in una tasca del suo grembiale di riga– tino azzurro, poi gli tese due foglietti, gli spie– gava che uno era per .il treno, uno per il dottore.

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