UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

nel restituire: anima e corpo del mondo en– trano ed escono dalla sua lastra, e sempre noi possiamo trovar la nostra vita nelle sue storie. Chi, d1tnque, dei romanzieri odierni avreb– be potuto risolvere la qitestione del romanzo, e chi, scrivendo un romanzo, avrebbe potuto tralasciar di spiegarsi le ragioni storiche che lo costringevano ad esprimersi in ima tal 1naniera.,o a preferire determinati aspetti, o a parteggiare per determinate soliizioni? Sì, esistono anche da noi, come esistono in Fran– cia, i conservatoi·i dell'anacronisnio, esistono i deteriorati balzacchiani, esistono gli anco– rati al temps perdu: e infatti la crisi del ro– manzo fu in Italia avvertita soltanto per re– legar nel dovuto esilio tutti coloro che non sapevano far coincidere le verità dell'arte con quelle degli interessi storici, e si rassegna– vano davvero a divertirsi col tenipo perso. Da allora ( e dica il lettore italiano se non è vero), s'è letto, da noi, con maggiore discer– nimento : e questo è già il risultato positivo di quella crisi. Da allora éi si è ben guardati nel porre i libri nello scaffale, dal collocare i figli delle vere muse, accanto ai figli delle muse cretine. M auriac, per tornar dal nostro inciso ita– liano a lui, ha a°lzatola sua voce in iui mo– mento in cui la " crisi" francese possedeva nomi come qitelli di Gide, di Proust, di Ca– lette, di Morand, di Lacretelle, di Giraudoux, 35

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