UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945
34 1'01na:11zo del gratuito, abbiam detto - men– tre un tetnpo ogni minima azione del perso– naggio dipendeva ed era rivolta a mettere in chiaro cento, 1nille volte, il suo carattere, la sua particolare dote, il principale segno iden– tificatore nella scheda dei suoi connotati. Lo scrittore per primo era schiavo del carattere dei suoi personaggi: doveva diventar avaro o empio, bugiardo o santo man mano che li disponeva nella vicenda. Ora, tu,tti i romanzieri ottocenteschi da Goethe, Manzoni e Cecov, portarono la loro pietra a quest'edificio della libertà del ro– manzo. Il divenire della sua forma, insomma, ad ogwi momento del 'ottocento poteva essei– considerato, carne lo è oggi, una crisi in atto, un trapasso pericoloso e delicato, o una fase del 'evoluzione del romanzo parallela al– i' evoluzione dei costumi, delle convinzioni, delle nazionalità della filosofia e dei tingi.ag – gi. Davvero il romanzo può accettar con ono– re la definizione di Sa·int-Réal, "un romanzo è uno specchio portato a spasso sii una gran– de strada"; ma non fermian-ioci alla gret– tezza dell'immagine; non cogliamo in quello specchio soltanto le figure che passano: al– tre luci meno fittizie lo illimiinano, e moltis– simi particolari esso sa riflettere. Senza scen– dere alla grossolanità fredda del documen– tario, esso riceve dal niondo la parte che del mondo in quel 1noniento può diventare espo– nente, e si mostra generoso· nell'accogliere e
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