UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

che potrebbe conti1111areoltre l'Hltima ,,iga (ricordate quel saluto finale di Alain Four– nier al gran J'vl ea11lnes, che s'incammina nella notte, con la figlia, in braccio, alla ri– cerca di nuove avventure?). ll romanzo in cui non accade nulla, e basta l'attesa a ren– der romanzesco ogni respiro, e dove l'avve- 11i111e11to decisivo viene atteso con sgomento - e 11011 giunge; il rouwu::o subito seguito dal ro111a11::o dello scritto1°e nel 1110111ento in rni i111111agi11ava e creava (9). Etica e tecnica sono così abbinate che dura fatica il districar– le ed il decretarne la precedenza. Perchè si muovono i personaggi di Dostojevsky? Per 11110 febbre di bene che 11011 li soddisferà mai, per una fame di gra::ia che 11011 li illuminerà mai: qui la morale ha originato la tecnica del loro moto ossessionato. lvla d'altra parte Gide (così pare a noi) inverte i fattori, con quel suo non volere (o far finta di non sa– pere) discemere il fatto utile alla vice11da da quell'altro, che non turberebbe l'ordine delle cose se venisse tolto dal testo. Da qiii alle conseguen::e morali, al parallelo etico, è bre– ve il passo: a furia di viver nei gesti i1mtili, il personaggio Leocadio (ben poco "perso– naggio", ormai) (ro) può uccidere, una notte, in treno, un co111pag110di viaggio, per il gusto dell'azione senza motivo e senza con– scg11en::e, "a sè stante", nicianamente. li (f)) f.('s l1'aux-ì\[onnayeurs. ( I 0) Lf'~ cr: \"C'S du .Yntlra n. 33

RkJQdWJsaXNoZXIy