UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

30 Per la natura di M aiiriac e della letteratura cattolica francese contemporanea, sta qui l'e– stremo carattere, l'irreducibilità di Chi con– tinua a salvare, oltre la sua storia terrena. Una educa::ione pascaliana non poteva non portare, in arte, a queste illazioni. E da qwi nasce la crisi del romanzo. Na– tnral111ente,Mauriac non ne parla perché egli é - direbbe un esistenzialista - testimonio e campo d'azione di q·nella crisi. Egli ne ac– cemza senza quasi calcolarne l'importanza quando si meraviglia che la giovane genera– zione non creda più, non abbia più il ritegno del cattolicesimo, pecchi coerente1nente, tra– sferisca i suoi interessi in quel mondo in mi tutto è giustificato dalla più comoda morale; 111a è evidente che tale crisi non si ferina al– l'aria dei lettori, al loro ambiente, alle loro possibilità d·i giudicare, d'accellare e di con– dannare; ed è evidente anche che essa non si ferma all'ispirazione ed agli argom.enti trattati dal ronian::o, ai dissidi tra uomo ed 1101110, tra uomo e donna, Ira uomo e sè stesso, tra uomo e Dio che tanto preoccupano Mauriac. Più in là, nella tecnica stessa del ro1nanzo s'è formata, dagli ultimi anni del secolo scorso ad oggi, una base incerta, in– stabile come non mai: la ci·isi è nel roma,nzo che ha avuto d'un colpo (e noi non sian-io, come parrebbe, in contrasto con Maiiriac: ma an::i, ci accordiamo con lui sin dal principale mo nome: Dostojevsky) troppi orizzonti al-

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