UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945
16 ria comanda il nostro spirito e so che è un sogno, che non si arriverà mai a un'opera così libera, così sollevata dalle condizioni delle abitudini e dal falso bisogno delle cor– rezioni: un lavoro così eviterebbe sin dalle radici la confusione su noi stessi, toccando finalmente la sincerità. A questo riguardo le mie pagine se assistite da un'altra pazien– za e dalla fedeltà alla fatica quotidiana avreb– bero dato un risultato abbastanza conso– lante ma in me l'impeto dell'abbandono e dello sconforto è stato sempre tale che una pagina rappresenta una fortuna di condizio– ni favorevoli, l'assistenza del Dio. E così an– negavo nel silenzio e poi nel dolore - ap– pena diverso in tanti anni - tutti i miei mo– vimenti, tutto quello formava la massa vi– tale della mia presenza: per tutto quello che non dice, il diario sostiene una parte indispensabile e prima nelle soluzioni del tempo spirituale: soltanto l'intensità positi– va o negativa dei gridi del. futuro consegui– to sta a testimoniare tutto questo lavoro nascosto e senza possibilità di definizione esterna. So ancora che è difficile cogliere esattamente la differenza fra i miei tempi, spesso al silenzio risponde il silenzio e certi periodi maggiormente « vissuti » non hanno lasciato nessuna traccia sensibile nel mio li– bro ideale e sconfitto. La ricerca andrebbe fatta proprio nelle parti apparentemente più sterili di queste pagine personali, se la mia
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