UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

14 per me risolutivo a un dato momento appare tradito in questo diario e non è realmente rappresentato - sin da principio non ci sa– rebbe stato un'opera a cui restare fedeli con le proprie illusioni ma avevo evitato qualun– que applauso per una parte di verità conqui– stata dentro di me e pronunciata da me e a questo riguardo il diario denuncia esatta– mente questa premura e l'abisso pauroso del– l'abbandono: se lo si interroga nelle zone più chiuse il dolore della risposta mi sembra fin troppo chiaro, la stessa miseria dei suoi movimenti consegna questo gesto impedito, la fortuna del disastro, l'eco del silenzio (tut– to quello che il mio silenzio a un certo mo– mento vuole dire e dice - l'assenza non è infatti che il premio amaro di questa con– danna). E se un lettore interessato legge queste pagine col proprio metro tentando di raggiungere il disegno della propria storia ne scoprirà una parte utile proprio in que– sta sollecitazione di lavoro, in queste co– munic;azioni di vi<rtù passive: perderà il poco colore della mia storia per suscitare la ragione della sua, per aderire a una sua presenza: e il diario non ha altro valore rea– le che questo, per conto mio rifiuto un'acce– zione stendhaliana di curiosità. In tal senso se avessi voluto con gli anni di Firenze e con il numero delle amicizie sole avrei po– tuto segnare un diario cli quella vita lette– raria ma fino a che punto mi sarei salvato

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