UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

critico, beninteso di una critica come la po– tevo sognare al di fuori dei pretesti e delle forme che avevo trovato vicino a me, così se l'indice dei nomi fosse molto più ampio e soddisfatto potrei credere di avere davanti a me un'immagine del tempo passato, valida fin dove può essere valida un'immagine tra– dotta e per forza esterna dal momento che ripercuote sulla pagina delle notizie traspa– renti e mai solidificabili mentre invece l'evi– dente miseria di queste mie note sacrifica troppa parte di me che non potrei rinnega– re e ora non trovo dei nomi che mi sono stati indispensabili e che mi hanno aiutato a costruì re questa casa delle mie abitudini spirituali: anche per questo parlavo di umil– tà, se una fatica non rispettata concede a uno spirito di essere del tutto libero e indi– pendente. C'è poi da studiare l'origine pra– tica di un simile lavoro e qui non dovrò fermarmi a lungo per riconoscere tutto il mio debito verso Gide e verso du Bos: il mio sogno spezzato mostra troppo chiara– mente questi due grandi esempi che hanno sostenuto gli anni più fervidi della mia gio– ventù: non vale negare questo bisogno di riduzione spirituale inevitabile e utile e d'al– tra parte non c'è spirito che non conosca, al– meno superficialmente, la natura e la forza dei propri debiti: inoltre per me ancor oggi non è possibile distinguere bene queste ra– gioni d'interesse da quelle di affetto e di 11

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