UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945
62 tura). Coloro che sono dotati di talento, saranno ricompensati per la loro buona fortuna con un congruo successo; ma non ne deriva necessariamen– te che ad essi sarà data la salvezza - salvezza in– tendo, nel presente; poichè non possiamo discutere con profitto sull'ipotetico futuro dell'oltre tomba. Potrà esserci o non esserci un Regno de.i Cieli dopo la morte; ma vi è certamente, come Gesù ha ripetutamente insegnato, un Regno dei Cieli den– tro di noi, accessibile durante la vita. La sal– vezza in questo cielo interiore, è un certo senti– mento di interezza e raggiungimento personale, un coscienza assai soddisfacente di essere « in ordine». («E'" la sua volimtade è ,iostra pace»). Per uomini e donne normali la consapevolezza di essersi comportati in modo meritorio dal punto di vista umano, è, in molti casi, un presupposto ne– cessario per questa salvezza. Ma non certo in tutti i casi. Uno si può sentire soddisfatto e in ordine per nessuna altra ragione del fatto che la mat– tinata è bella. La salvezza è uno stato d'animo, è ciò che sentiamo nella nostra coscienza quando i vari elementi del nostro essere sono jn armonia tra di loro e col mondo circostante. Per raggiun– gere questa armonia può darsi che ci si debba comportare jn modo meritorio - ma è ugual– mente possibile che non sia necessario fare alcun– chè di simile. E' cioè possibile per noi essere in armonia senza merito: in linguaggio ortodosso, essere saivati per grazia di Dio. Quanto più grandi ed ecezionali sono in un uo– mo le doti che gli valgono il successo, tanto più difficile sarà per lui, di solito, raggiungere quella armonia la cui coscienza è salvezza. I poveri di spirito hanno meno successo dei ricchi di spirito, ma proprio 1>erquesta ragione è più probabile che
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