UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945
tra il positivismo; e, nello stesso te11ipo,conie codi– f,cazione teorica di certi diffusi raggi1mgime11tidel gusto della seconda metà del XIX secolo); sia come nuova posizione di 1m vecchio, ac1do, e at– traente problema, co1,.te 11iomento di una Proble– matica, Ma, a parie il fatto, del resto a volta a volta da st1,diare e giustificare particolarmente, che alcani pedanti abbia,1, voluto erigere ·i generi in. «regole» obbligate, da "" lato è troppo viva in noi la coscienza della contin.11ainstabilità e rela– tività dei problemi, la loro ricchezza di aspetti, di figure, e di ragioni, dall'altro, è troppo impo,iente il concorso di uomini di universale intelligenza artistica e scientifica, come Aristotele o Orazio (e perfino, in q11alchemodo, Platone) e gramma– tici di larghissima esperienza (come gli Alessan– drini e Quintiliano), e qua,1,ti altri uomini di di– retta responsabilità e vasta dottrina d'awto spi– rito, dal nostro Ri11ascime11toa Boileau fi110 agli ultimi classicisti e gram.matici di complessa for– mazione: tiitti costoro, nella loro affermazione dei generi, ebbero certo chiara l'idea che questi 1z.o1i costituiscono affatto un vincolo, od una legge di– sposta a limitare la libertà dell'artista. O che i generi letterari furono pe,- Aristotele foùòévv6·1)p.'X &v,u <p:xvdbp.a.,oç) prima e non dopo le opere d'arte, prima e non dopo la tragedia e l'epica greca? So bene: non basta wi richiamo ad mia sia pure così gra11diosa «autorità~- Ma è lecito do– mandarsi se, dietro alla affermazione dei generi letterari da Parte di umnini di così cospicua « pre– senza~ nella nostra coscienza, non sia Per avve1i– t11ra qualche cosa di più di quel che Croce ha visto e conda1111ato. Q11ando "" poeta d'ingegno cri– tico penetrante e provveduto, come l'Eliot, parla con tranq1<illa e libera arguzia dei rapporti tra « Rhetoric » and poetic drama, dice p11re q11alche cosa, e noi dobbiamo sta.rio a sentire} almeno q11anto stiamo a sentire 1·1 Croce.
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