UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945
36 rapetto si vedevano le luci rosse delle biciclette sulla strada. Io me ne stavo in disparte, senza tristezza nè gioia, vuoto, come in preda a un curioso aereo delirio: vicino a me Antonio fin– geva una strenua gaiezza. Le canzoni splendeva– no con monotona furia nel presagio della luna. Qualche ragazza mi domandò perchè non volessi ballare, risposi che non m'importava nulla, forse più tardi mi sarei deciso, adesso non ne avevo voglia; intanto tenevo le mani serrate a pugno nelle tasche dei pantaloni, le labbra stirate sui denti in un astratto sorriso. Invidiavo gli altri che sapevano trovare uno spazio, una regione di finta gioia, e abbandonarvisi : abbracciavano tenere spalle, docili busti di compagne. Consumavo en– tro di me, nei loro confronti, le più acerbe vio– lenze, le più atroci umiliazioni, cedendo alla fan– tasia come solevo fare da bambino quando, tro– vandomi in talune situazioni che offendevano il mio vulnerabilissimo orgoglio o mi sfioravano solo d'una ombra di ridicolo seppure imaginaria, trae– vo immediata vendetta figurandomi d'apparire im– provvisamente eroe vittorioso o poeta laureato a fianco di dolcissime donne, causa d'invidia e umi~ liazione per tutti i circostanti. Più tardi, ]asciato il terrazzo, scendemmo lun– go la strada, dietro le dune che mortificavano l'im– peto del mare. Guardavo l'Adriana che s'era se– duta un poco pensosa di fronte a me. La luna si spiccava dall'arco delle sue spalle, dal turchino della sua casacca di panno che indossa va : nel vento il carcere biondo dei capelli, il dolce viso. Da principio parve a tutti che l'avvento della lu– na fosse il fatto lungamente atteso, l'incrinatura alla neutra coltre d'assente disperazione: un sof– fio impetuoso e impercettibile nacque e morì; le statue gigantesche che sulla spiaggia avevano ini– ziato il loro risveglio, caddero supine; il mani– chino in fondo al corridoio, su all'ultimo piano, scricchiolava e battè le vuote palme due volte,
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