UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945

30 « Cos'hai da guardare?> mi chiese l'Adriana senza smettere di mangiare. «Beh» dissi con finta indifferenza « guardo le tue gambe. Sono belline». e Stupido! » disse ridendo l'Adriana, tirandomi addosso la mela a mezzo morsicata. L'afferrai per un polso e feci l'atto di levarmi : adesso vedrai, dissi. L'Adriana continuava a ridere, e intanto cercava di liberarsi dalla stretta; il mio equili– brio d'altra parte appariva insicuro, inginocchiato com'ero sulla ghiaia, così che finimmo per scivo– lare tutti e due giù pel pendio della massicciata. L'improvviso scoppio d'allegrezza si comunicò im– mediatamente anche al gruppo degli amici, che si gettarono in una scherzosa e rumorosa baruffa. L'Adriana m'era sfuggita di mano gridando esul– tante: acchiappami se puoi; tutti, come in preda ad una gioia furiosa e ignota, c'inseguivamo tra i meli e i tralci, scavalcavamo d'impeto i fossati, con irruenti risate e grida, chiamandoci per nome a capofitto nella primasera. Perseguii l'Adriana, staccandomi dal gruppo le cui voci si facevano fioche, attraverso un campo d'avena e una siepe di stoppie, finchè non si gettò bocconi sul prato, mescolando risa e affanno. e: Non ne posso più, basta ... > diceva ansimando e intanto rideva torcendosi un poco. « Basta, basta» ripetevo io, poggiato a un tron– co, stentando a risalire a galla da quella corsa e da quella curiosa gaiezza. Dissipata la lena, ci guardammo in volto mentre un profondo sorriso ci nasceva imprevisto. « Dove sono gli altri? » chiese l'Adriana; dopo una pausa mi tese la ma– no « Aiutami un poco ad alzarmi». Ci mettemmo in cammino seguendo la strada ferrata. L'Adriana ascoltava attenta le mie pa– role, sollecitandomi nei silenzi: il suo viso s'era fatto amoroso e dolce nelle ciglia. Mi sentivo spronato a un abbandono (Ecco, avrei voluto dirle, sono stato sempre così, ho temuto la verità come

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