UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945
viti esistevano in un'ombra violetta; sul terreno si scompartivano strisce purpuree e verdi, i frutti erano splendidi e pacati, fingevano strane imagini umane nel loro colore tra il perso e l'ocra. Ci arrampica1nmo fin sulla massicciata, tra i binari che tremavano d'un fosco azzurro; il cielo ap– parve come d'improvviso liberato sui pali telegra· fici, lungo i fili. Era questo uno dei luoghi prefe– riti : tenendo tra i denti, delicatamente, una pa– glia strappata da terra, seduti vicini su una tra– versina arruginita che qualcuno aveva gettato da parte, interrompevamo di scarse parole gli ampi silenzi : di rado qualche treno sopraggiungeva a disturbarci. Tutto ciò a me piaceva moltissimo: anche quella volta mi ricordai che da bambino amavo raccogliere lungo le rotaie i sassi unti del– l'olio delle macchine; me li mettevo in tasca, e di quando in quando, estraendoli con gesto fur– tivo, ne fiutavo il profumo insieme commisto d'acciaio caldo e carbone, ch'era per me il pro– fumo del treno. Seduto com'ero sulla ghiaia, al– lungai una mano a toccare quei sassi che con– servavano un leggero tepore; a mettere la palma su una rotaia si sentiva d'improvviso il ferro pal– pitare come una vena; le erbe intorno ondeggia– vano per un vento misterioso. Il silenzio era al– tissimo: saltando di traversa in traversa o cam– minando in equilibrio su una rotaia, passava ta– lora un ferroviere col berretto di cerata, una lan– terna, come nelle stampe. Vicino a me, l'Adriana s'era accomodata su un ceppo; andava mangiando una mela verde rac– colta da terra, nel gesto che faceva di addentarla, rovesciando il capo un poco indietro, scopriva i lobi delle orecchie, tutta una zona delicata di pel– le. Le lunghe gambe, un poco ripiegate nell'atteg– giamento raccolto di tutto il corpo, poggiavano con morbida grazia l'una sull'altra; erano lisce e ab– bronzate, il giro corto della sottana le lasciava scoperte oltre il ginocchio. 29
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