UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945

28 apparve però così ambigua che subito me ne sentii smorzato. Scavalcando le dunette con cui termi– nava il giardino verso il mare, mi misi per la spiaggia: il fuoco meridiano decadeva a un vento gentile e altissimo, mosso sulla superficie estrema del cielo. A quell'ora quasi nessuno popolava il luogo, permanevano solo qua e là le impronte dei corpi, le orme, l'avvallamento prodotto sulla rena da un gomito o da un ginocchio. Mi fermai un momento a guardare un'impronta che mi parve straordinariamente dolce, perfetta come se alcuno si fosse coricato supino, nell'intento di fornire un'imagine della sua figura, una documentazione della sua esistenza. Sulla sabbia il disegno delle gambe aveva una linea finissima e tenera, le an– che s'arrotondavano, la vita era snella: non ebbi neppure un istante l'incertezza che quella non fosse una figura di donna: la luce del mare, im– provvisamente temperata 1 colorava d'una tinta neu– tra a lunghe ombre viola l'impronta; il fugace pensiero mi venne che lì avesse giaciuto l'Adriana. Trovai Antonio seduto all'estremità del molo, le gambe penzoloni : mi parve che sul suo volto ci fosse qualcosa di compresso e di affannato : sedetti vicino a lui, per un lungo tempo rima– nemmo silenziosi. A un certo momento Antonio si volse, sorrise d'improvviso, si levò in piedi; disse, beh, andiamo, prendendomi sottobraccio. Quel giorno avevamo stabilito con gli amici di andare a C..., ma poi, allontanatici dal mare, ci sperdemmo per la campagna. M'ero messo vicino all'Adriana, volavamo in testa noi due ragazzi; il metallo azzurro delle nostre biciclette cresceva la giovinezza della corsa. Quando la strada af– fiancò a breve distanza la ferrovia, di comune ac– cordo frenammo, decisi ad incamminarci a piedi per quelle plaghe. Un tratto erboso in leggero de– clivio separava l'asfalto dal terrapieno ghiaioso della ferrovia : qui si ordinavano in una calma lu– ce le file dei meli, i mazzi di canne. I tralci delle

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