UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945
am1c1 mtorno ridevano e scherzavano, ma qualche volta ci accadde di scoprirci tra ciglio e ciglio una imagine stanca ed inerme. Invalse l'uso, nel pomeriggio, d'uscire in gita con le biciclette. Ci venivamo adunando, chiamandoci ad alta voce sotto le finestre, qualcuno più svelto correva ad avvertire gli altri compagni che abita– vano in ville prossime. Stavo nella mia stanza con un libro e udivo a un tratto il fischio sottile d'Antonio, risa e parole soffocate sotto il mio bal– cone, insieme a un tintinnare di metalli cromati e al ronzio dei pedali; scendevo d'impeto come una bandiera gonfiata da un vento improvviso. Prendevamo le strade che vanno lungo il mare, il sole cedendo le riempiva a poco a poco d'om– bra. Nel vento della corsa le leggere vesti azzurre bianche rosa delle ragazze battevano teneramente, i capelli si rovesciavano indietro sulle fronti, li– berando la linea gentile della gota, mettevano lu– ce nel crepuscolo. I campanelli d'argento squilla– vano a lungo con gioia solitaria al ritorno, nello spazio della strada prolungato da un pallore az– zurro che pareva riverberare su dall'asfalto. Il mare alla nostra destra nutriva un suo preziosis– simo turchino, nascendo dalla marea un casto barbaglio si metteva per la via come un fiume nel suo alveo, e noi con esso. L'avvento della sera, un principio di stanchezza intenerivano i nostri visi ; ci stringevamo la mano reggendo sul fianco la bicicletta, e ci davamo appuntamento per dopo la cena. Col buio le lampade non s'accendevano pei viali, ma spaziava una luna tiepida e augusta. Le nostre amiche mostravano sembianze gentili ed avvenen– ti, occhi amorosi ; erano donne, dai loro corpi muoveva qualcosa di pudico, un caro affetto. Ci accorgevamo del mutamento anche dalle parole, dai discorsi : in cui permaneva sempre un residuo ambiguo. Camminavo insieme ai compagni pei via– li, lungo la balaustra di cemento bianco che apriva 25
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