UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944

cittadino, per averlo trattato come fantoccio cui far tanti regali, senza chiedere la collaborazione della sua intelligenza. Non ci sorprenda la sorda rivolta di oggi. Ab– biam dato dei monumenti a chi chiedeva delle case, abbiamo donato a chi voleva guadagnare con il suo lavoro. Ciò può essere un segno d!amorei ma può essere inteso anche come sfiducia nelle capacità del beneficato. Determina un allontamento ed una scissione. Non si può sospingere i popoli senza eccitarne le volontà e vincerne la diffidenza. Non si può dimenticare la loro dignità. Non si può opporre ai diritti solo diritti senza insegnare i do– veri (oggi abbiamo gente che ha imparato il diritto persino al dono, ed ha dimenticato il dovere per– sino all'onestà). I cittadini così divisi si combat– tono in guerra ma si estraniano anche in tempo di pace: mali egualmente profondi, perchè quando l'individuo diventa indi !ferente ai problemi della città in cui vive, anche la città decade. Occorre che gli uomini intervengano con una corresponsa– bilità in tutto ciò che li interessa, intervengano attivamente, con la coscienza di quello che fanno, con la preparazione per farlo. Occorre che invece di ricevere in dono una casa, ognuno sia messo in condizione di potersela acquistare come rico– noscimento al proprio lavoro. Solo così la ricono– scerà sua - magari umile, ma sua - e la sentirà come cosa viva, animata dalla propria passione... ; non sola materia, senza alcun spirituale valore. Qui sta dunque anche oggi il problema centrale della convivenza sociale: invitare a un'armonia tra diritti e doveri, pensando al periodo di adegua– mento che seguirà in un tempo di cui non siamo padroni, ma in un modo di cui saremo responsa– bili. E' problema che sempre si ripresenta per 65

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