UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944

62 meglio e più spontaneamente che non altrove, si realizza nell'uomo 1'equilibrio tra la volontà, che solitamente gli ispira le ambizioni, e l'educazione (fatta magari di sola esperienza), che gli insegna quali sono i suoi doveri. Nella fase della violenza i diritti distruggono i diritti, la forza distrugge la forza, e nuove forze e nuovi diritti si sostitui– scono a quelli escerpati. Nella fase della ricostru– zione, quella cui deve dedicarsi ciascuno, anche colui che non sa osare o gettarsi nella mischia del sangue, quella cui nessuno dovrebbe rifiutarsi per– chè ciò fa parte dei requisiti minimi per una one– sta esistenza, dobbiamo insegnare, comprendere, amare il dovere - cioè il limite alle nostre aspi– razioni - nella accettazione di ciò che «diritto» significa nella sua purità: responsabilità di fronte alla giustizia. La società, specie quando muove alla conquista, parla solo di diritti, perchè è più facile, più affa– scinante, più comodo. Essa impiegherà poi la forza per far rispettare quelle correlazioni che si impon– gono nella convivenza. Ma negli individui la rivo– luzione deve entrare con l'educazione e con la per– suasione. L'uomo deve essere quanto più possibile presente alla propria vita, con una attiva, cosciente partecipazione all'equilibrio della natura. Lo svin– colamento che i moti apparentemente inconsulti e spesso inconsapevolmente crudeli impongono con la costrizione esterna, va riaffermato nell'intimo di ciascuno come il risultato di un ragionamento. Ed è qui che la rivoluzione entra nel suo momento costruttivo, il più delicato e il più bello. La distru– zione è reazione, invocazione istintiva di diritti o di privilegi_ La costruzione, invece, è meditazione, sacrificio, dovere. Nella costruzione adunque deve intervenire quell'elemento volitivo dell'uomo che

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