UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944
36 tore perchè in arte 11011 esistono problemi che l'arte stessa 11011 possa risolvere. E qui dobbiamo ricordare quella « Congiura dei Sentimenti» di Emanuelli che avevamo circon– dato di una vivissima attesa e che tutti abbiamo poi letto con una malcelata inquietudine. Questo libro che annunziava fin dal titolo la sfera del suo interesse, ha riportato con un coraggioso esempio l'ormai mortificato discorso della narrativa a quel– la accensione di motivi che erano ne11a comune aspettati\'a. Eppure quelle pagine le abbiamo sen– tite come trattenute da un peso, ancorate ad uno scoglio da cui non riescono a liberarsi: e questo impedimento è dato dalla continua presenza del– l'autore dietro ogni pagina, in un suo volere ad ogni costo giudicare i gesti e le parole dei suoi personaggi, nel mettere tra noi e loro una giusti– ficazione non richiesta e che, facendo da schermo, ci allontana dal romanzo. E' stato come assistere dalle quinte ad una prova, con il fastidio di dover vedere il direttore cli scena muovere con le mani gli attori e spiegare il dramma ad alta voce. Ma questa di Emanuelli, diciamolo subito, è veramente la prova generale: la più completa e la più ricca che ci sia stata offerta in questi ultimi anni; e nasce proprio da ciò la nostra fiducia per un in– contro a breve scadenza e definitivo con il romanzo. Intanto dobbiamo dedurre che quanto più sciolto e libero sarà il fatto romanzesco, tanto più asso– luto risulterà il romanzo, questo romanzo su cui si è giocato finora con aggettivi preziosi e con– fusi, in cui la critica ha evocato «presenze» ed «assenze» e per il quale qualcuno ha finanche parlato di « romanzo come peccato» nella diretta misura cristiana.
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