UOMO - Anno II - n. 4 - ottobre 1944
senso più completo perchè traducono vicende uguali e ripetibili nella storia dell'uomo. Ma non frain– tendermi su questo termine: se storico è sinonimo di reale, del reale fantastico o accaduto, allora sia storicissimo il romanzo, ma se la denominazione pretende ad una precisazione scolastica, a me pare in tal caso errata. Legato alla storia potrà essere, senza dubbio, il pretesto della narrazione, ma cre– dere ad una indiscussa necessità di questa esigenza è assurdo: per me i Promessi Sposi sono in tal senso il romanzo più astorico, e pure la loro rap– presentazione è la più storica che si possa imma– ginare, intrisa come è di umanità in ogni suo det– taglio. Con non meno affanno altri si preoccupano della «memoria» e ne hanno finanche scoperta una poe– tica da seguire o da rifiutare. Ma l'arte, l'arte tutta intera e in tutte le sue espressioni non è memoria? L'artista altra materia non ha che la sua memoria, memoria di un fatto o di un'immagine, di un co– lore o di una linea, perchè ogni cosa pensata - solo perchè pensata - è già in se stessa ricordo, quindi memoria. Perciò il romanzo che è storia di noi stessi sarà pure la memoria dei nostri destini e dei nostri sentimenti. Ho detto sentl1n.enti, caro Val secchi; è arrivata questa parola dal senso turgido e talvolta ignoto. Una parola già viziata e manomessa e ormai non più illesa. Cosa si rischi nell'interpretare questo << verbum » nella morale tu già sai, ma a trasportarlo in questo discorso, giacchè è necessario, io credo che nel romanzo non abbia che un equivalente. Io penso che il « sentimento » debba sostituire quanto Saint- 33
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